Loving Vincent: un’emozionante lettera d’amore visiva al genio di van Gogh
È probabilmente una delle biografie d’artista più conosciute e strazianti quella di Vincent van Gogh. Il celebre pittore olandese post-impressionista non riuscì mai ad adeguarsi alle severe volontà paterne, soffrì di disturbi mentali, fu un incompreso e infine un suicida. E soprattutto, nonostante sia oggi riconosciuto come uno dei grandi geni del XX secolo e padre dell’arte moderna, ha dell’incredibile il fatto che in vita riuscì a vendere solo un dipinto dei centinaia realizzati, molti dei quali autentici capolavori.
Ma chi fu davvero van Gogh? E come rendere omaggio alla sua figura di uomo e di artista, in maniera realmente originale? Risponde Loving Vincent, lungometraggio britannico-polacco scritto e diretto da Dorota Kobiela e Hugh Welchman con protagonisti Robert Gulaczkyk, Douglas Booth e Saoirse Ronan.
Sinossi
Siamo in Francia, nell’estate del 1891. Van Gogh è morto da un anno, e il giovane Armand Roulin (Douglas Booth, PPZ – Pride + Prejudice + Zombies), figlio di un postino (Chris O’Dowd) amico di van Gogh, viene incaricato di consegnare a mano una lettera scritta da Vincent al fratello Théo poco prima di morire. Il viaggio di Armand per compiere la sua missione tuttavia si trasforma presto in un viaggio nella vita del pittore.
Armand finisce infatti nel villaggio di Auvers-sur-Oise, sfondo degli ultimi giorni di van Gogh, che qui alloggiava e amava molto dipingere. Armand si troverà a conversare con chi lo conosceva, dal Dottor Paul Gachet (Jerome Flynn) che lo aveva in cura passando per sua figlia Marguerite (Saoirse Ronan, Brooklyn) e la sua domestica (Helen McCrory), il fornitore di puttura di Vincent (John Sessions) fino alla locandiera Adeline Ravoux (Eleanor Tomlinson) e al barcaiolo del posto (Aidan Turner). Un modo per Armand per far luce sulla personalità di van Gogh e indagare sul suo apparente suicidio.
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Un’esperienza unica e sbalorditiva
Vincitore del Premio del Pubblico al Festival d’Annecy, Loving Vincent non è né un semplice biopic né tantomeno un documentario. È un progetto sbalorditivo, un’esperienza unica, un connubio più che speciale tra arte, cinema, tecnologia.
Loving Vincent è un film dipinto su tela da un team di 125 artisti, che hanno rielaborato oltre 1000 quadri di van Gogh realizzando più di 65000 fotogrammi nello stile del pittore olandese. Non un’operazione/omaggio fine a se stessa. Bensì un modo diverso per raccontare gli ultimi giorni di Vincent prima del suicidio, riflettendo al contempo sul valore del suo lascito artistico.
Pura gioia visiva, a differenza di quello che qualcuno potrebbe pensare non siamo di fronte a un semplice esercizio stilistico. Bensì a una grande lettera d’amore e stima diretta al pittore olandese, a partire da quelle reali che l’artista scriveva con assiduità al fratello.
“Non possiamo che parlare con i nostri dipinti” scriveva van Gogh. Ed ecco allora che le sue parole vengono prese alla lettera e i quadri di Vincent acquisiscono vita sotto gli occhi degli spettatori, che si divertiranno a riconoscere opere quali Notte stellata, Caffè di notte, Campo di grano con volo di corvi. O ancora i celebri ritratti del pittore, i cui soggetti si destano dalla loro vita di tela finalmente parlandoci e raccontando di chi li ritrasse. I protagonisti non sono frutto di animazione, ma veri e propri attori “ridipinti” e abbinati ai quadri noti che rappresentano. Quadri che non sono mero sfondo ma che si muovono fluidamente sullo schermo in una pulsazione di luci e colori che suggestiona lo sguardo.
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I colori dei sentimenti
E proprio sull’uso dei colori in funzione emozionale giocano i registi. Essi da una parte ci mostrano il mondo del ricordo e della rievocazione del passato di van Gogh, in un bianco e nero in cui lo stile dell’artista si affievolisce, pur mantenendo una resa pittorica delle immagini. Dall’altro le linee spesse e i toni sgargianti di Vincent esplodono nelle scene del presente. Come a testimonianza di un’arte che non potrà essere dimenticata ma avrà vita eterna.
È un film bello ed emozionante Loving Vincent, di cui godere appieno con gli occhi prima che con la testa. Forse non ci racconterà niente di particolarmente nuovo su van Gogh, ma il modo in cui sceglie di farlo vale da solo la visione.