The Founder: un grande Michael Keaton per raccontare la nascita di McDonald’s

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Siamo tutti incappati almeno una volta, volenti o nolenti, nei ristoranti della catena McDonald’s. Ma al di là dell’apprezzamento o meno per il cibo proposto, saranno probabilmente stati in pochi a chiedersi – tra un Big Mac e un Happy Meal – quale storia si celi dietro questo impero che oggi conta oltre 35.000 ristoranti in tutti il mondo. C’è un “signor McDonald” all’origine di tutto? Come si è arrivati a raggiungere un successo di tali proporzioni? È proprio il racconto dietro l’iconica “M” gialla che The Founder porta su grande schermo con la regia di John Lee Hancock. Una storia così interessante e piena di letture che viene da chiedersi come mai ci sia voluto così tanto ad Hollywood per interessarsene.

Siamo negli anni ’50. Ray Kroc (Michael Keaton, Il caso Spotlight) è un fallito venditore di frullatori dell’Illinois di 52 anni. In uno dei suoi viaggi di lavoro, a San Bernardino in California, si imbatte nel chiosco di hamburger gestito con successo dai fratelli Dick e Mac McDonald (Nick Offerman e John Carroll Lynch). Ciò che colpisce Kroc, al di là del sapore del cibo, è il sistema veloce messo a punto dai fratelli per cucinare e poi vendere i propri prodotti culinari. In questo sistema Kroc vede un potenziale altissimo per lo sviluppo di un franchising. Con insistenza e convinzione l’uomo si darà da fare per convincere i fratelli a creare una società, per poi, con diverse manovre, sottrarla al loro controllo al fine di creare un impero miliardario.

Fast-food e capitalismo

una scena di The Founder

Il titolo The Founder è evidentemente ironico. Nonostante quel che dichiarò e tentò di far apparire al mondo, Ray Kroc non fu infatti il “fondatore” di McDonald’s, quanto piuttosto colui che seppe applicarvi una visione più ampia portando a compimento il tipico American Dream, basato sull’impiego della più alta forza di volontà per raggiungere il successo, a prescindere dall’età e dai mezzi a disposizione iniziali.

Quello tra Kroc e i fratelli McDonald è un’opposizione di vedute: se per i secondi è importante il controllo qualità dei prodotti e la convenienza per le famiglie, per il primo il profitto ha la precedenza e questo inevitabilmente richiede qualche “sacrificio”.

The Founder non è infatti solo una storia sulla nascita di McDonald’s ma anche sul capitalismo americano. Fondamentale è la contestualizzazione storica del racconto: gli anni ’50 sono infatti quelli del dopoguerra, in cui crescono le periferie, la produzione di massa, in cui si corre in auto, si balla il rock and roll e la gente non ha voglia di perdere tempo nemmeno nel mangiare. A padroneggiare è il dinamismo della gioventù, che vuole tutto e subito. Qualcosa che Ray Kroc afferra molto più dei fratelli McDonald, che pure per primi svilupparono quella sorta di catena di montaggio “alla Ford” che avrebbe poi costituito lo standard per le future catene di fast-food.

“Cattivo”… o geniale?

Michael Keaton in The Founder

Verrebbe dunque da pensare che Ray Kroc sia il “villain” della storia, l’uomo imprenditore cattivo che deruba due ingenui e ammirabili fratelli non solo di un’idea vincente, ma del loro stesso nome. Eppure la grandezza di The Founder è in questo, nel riuscire a calarci nella mentalità di Kroc – dal cui punto di vista seguiamo la narrazione – a cui un grandissimo Michael Keaton riesce a instillare una personalità sì senza scrupoli, a volte viscida e supportata da una parlantina insidiosa e invidiabile, ma anche piena di indubbio fascino e genialità. Un uomo che ha saputo vedere il grande dietro il piccolo, dalle idee folli per il suo tempo e che pure con gli anni e l’applicazione ha avuto ragione del proprio agire. Un loser vicino all’età pensionabile che non si è dato per vinto ma ha saputo reinventarsi.

The Founder è un film che tiene incollati allo schermo senza mai annoiare, in cui non è il finale che interessa ma lo sviluppo narrativo, a cui John Lee Hancock (Saving Mr. Banks) su sceneggiatura di Robert Siegel (The Wrestler) conferisce ritmo e brio. Una pellicola che, a prescindere delle parti che lo spettatore prenderà (e probabilmente cambierà più volte nel corso del film), farà venire voglia di hamburger. Se di McDonald’s o di altri ristoranti, dipenderà da voi e da come vorrete leggere la storia.

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Giorgia Lo Iacono

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