I Cavalieri dello Zodiaco: quando il cosmo non brucia

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Era il 1985 quando sulle pagine di Shonen Jump debuttava il manga di Saint Seiya, in Italia diventato I Cavalieri dello Zodiaco, scritto e disegnato da Masami Kurumada. In poco tempo l’opera ebbe grande successo e nel 1986 arriva la trasposizione animata. Un successo che dura da oltre trent’anni e che ha visto nel corso degli anni la pubblicazione di vari manga spin-off, OAV e la recente serie animata in 3D targata Netflix. Ora grazie a Toei Animation il mito dei Cavalieri di Atena arriva in versione live action.

La storia vede protagonista il testardo adolescente Seiya, il quale si guadagna da vivere combattendo per denaro e cercando di ritrovare la sorella Patricia, rapita anni prima da una misteriosa organizzazione. La sua vita cambia quando durante un combattimento sprigiona poteri che non sapeva di avere e che lo portano a conoscenza di un mondo popolato da dei greci e antichi cavalieri a loro protezione. Seiya è infatti destinato a diventare il cavaliere della costellazione di Pegasus e a proteggere Atena, che si è reincarnata in Isabel. Riuscirà il ragazzo ad accettare il suo destino e a compiere il suo dovere di cavaliere?

Un cosmo che non brucia

Sean Bean in I Cavalieri dello Zodiaco

Da sempre cinema e live action tratti da manga di successo è un connubio che non funziona sempre al meglio. Pochi sono i film riusciti a trasportare sul grande schermo lo spirito dell’opera originale (come ad esempio Gantz o Rurouni Kenshin) e purtroppo I Cavalieri dello Zodiaco non fa parte di questo breve elenco.

Il film diretto da Tomek Bagiński con l’opera di Kurumada ha in comune solo il titolo, perché per il resto è un accozzaglia di cose messe a caso e che non riesce minimamente a trasmettere un briciolo dello spirito di epicità del manga o dell’anime. Causa una sceneggiatura che non solo ha una trama confusionaria e senza senso – dove la lotta tra Atena che vuole proteggere l’umanità e gli dei che vogliono soggiogarla è appena accennata – , con personaggi inutili e di cui non si conosce neanche il nome e dove il villain, o quello che dovrebbe essere tale, è una donna arrabbiata col mondo e in cerca di cosmo da assorbire. Dello lotta tra luce ed ombra che caratterizza l’opera originale neanche l’ombra.

A ciò vanno aggiunte un’ambientazione pseudo futuristica/post-apocalittica che non trova una motivazione valida e la pessima caratterizzazione dei personaggi, spesso anche stravolti rispetto al manga. Come ad esempio Alman di Thule che qui diviene un amorevole padre o il maggiordomo Mylock che si trasforma in una guardia del corpo esperta di arti marziali e armi da fuoco. Praticamente è John Wick. Per non parlare di Isabel, adolescente ribelle pseudo punk.

Disastro annunciato

I Cavalieri dello Zodiaco

Il live action de I Cavalieri dello Zodiaco è un disastro sotto ogni punto di vista. È un film vecchio di almeno vent’anni riproponendo tutti gli elementi presenti nei live action tratti da manga o videogame del primo decennio del 2000, a partire dal protagonista che sbanca il lunario combattendo in una gabbia, un destino da compiere e una verità più grane di loro.

La produzione inspiegabilmente ha deciso di fare suoi tutti quegli errori che avevano decretato l’insuccesso di film come Tekken e simili e riproporli con orgoglio al pubblico. Così come ci si è anche ispirati al film in animazione 3D del 2014 e alla recente serie animata targata Netflix, non proprio due grandi successi.

Complice anche la regia inesistente di Tomek Bagiński e costumi a dir poco ridicoli. Le armature di Seiya e di Phoenix sono un pugno nell’occhio, non solo perché non richiamano minimamente le armature che tutti conosciamo ma perché somigliano ad armature medievali, fatte di cartone e con elmi troppo grandi. Sicuramente non è facile riproporre i design di armature particolari, ma alla fiere dei fumetti si vedono cosplay migliori.

Discorso a parte per i combattimenti. Più che cavalieri che usano la forza dei loro pugni per sconfiggere gli avversari siamo davanti ad esperti di arti marziali. Le coreografie dei combattimenti richiamano il genere dei wuxia, il problema è che oscillano tra la troppa frenesia e la calma più totale che più che scontri sembrano prove per imparare la coreografia.

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Cavalieri cercasi

Mackenyu è Pegasus in I Cavalieri dello Zodiaco

Ma il vero problema del film è che  a parte Seiya, il cavaliere della Fenice – che qui è un semplice bulletto di periferia – e Castalia e la sua inquietante maschera (che comunque è più espressiva di tutto il cast messo insieme), praticamente non si vedono i cavalieri. È vero che riassumere tutto Saint Seiya in un unico film è impossibile e che probabilmente nelle intenzioni della Toei questo dovrebbe solo il primo di una serie, ma è altrettanto vero che senza una sceneggiatura decente non si va da nessuna parte. La cosa al contempo triste e divertente è che tutto ciò era già intuibile dai trailer.

Grande assente la musica. Uno dei punti forti dell’anime sono sempre state le epiche ed esaltanti musiche. Il live action de I Cavalieri dello Zodiaco non solo accenna appena il tema principale, ovvero Pegasus Fantasy, ma è praticamente privo di colonna sonora.

L’amara verità è che il live action de I Cavalieri dello Zodiaco (il cui titolo internazionale è Knights of the Zodiac) è l’ennesima delusione. Il cosmo non è che non bruci, è proprio inesistente.

I Cavalieri dello Zodiaco al cinema con Sony Pictures solo il 26-27-28 maggio

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Emanuele Bianchi

Appassionato di cinema, fotografia, teatro e musica sin da piccolo decide di farne il suo lavoro. Miyazakiano convinto, tanto da incentrare la sua tesi sul suo cinema, e divoratore di anime tanto da volere Eikichi Onizuka come professore al liceo, è uno Jedi come suo padre prima di lui e “nato pronto” e sì, anche un inguaribile nerd (pollice verso per coloro che non colgono le citazioni). Laureato in cinema presso il DAMS di Roma 3 e diplomato in fotografia presso il CST, negli anni ho collaborato con varie testate web di cinema. Giornalista pubblicista iscritto all'albo. Sempre in movimento, perennemente in ritardo. Co-Fondatore di PopCorn Society.

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