Black Panther: un supereroe che diviene re

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Dopo essere stato introdotto in Captain America: Civil War, in cui cerca vendetta per l’assassinio di suo padre, T’Challa è pronto per divenire il re del Wakanda, un compito che si rivelerà tutt’altro che facile. Dopo lo scontro che lo vedeva protagonista con altri supereroi, Black Panther è arrivato nei cinema nel 2018 con un film stand alone, in cui non mancano azione, intrighi, segreti ed affari di famiglia.

A dirigere la pellicola troviamo Ryan Cooglar (Creed – Nato per combattere), che firma la sceneggiatura insieme a Joe Robert Cole, mentre nei panni dell’eroe ritroviamo Chadwick Boseman, affiancato da Michael B. Jordan, Lupita Nyong’o, Danai Gurira (la Michonne nella serie tv The Walking Dead), Martin Freeman, Forest Whitaker (Southpaw, Rogue One: A Star Wars Story, Arrival) e Andy Serkis (Star Wars VIII: Gli Ultimi Jedi).

Lotta per il trono

Recensione di Black Panther, cinecomic Marvel scritto e diretto da Ryan Cooglar con protagonista Chadwick Boseman.

Dopo la morte di suo padre, re T’Chaca, il principe T’Challa torna in Wakanda per prendere il posto sul trono che gli spetta. La nazione, che tutti credono come gli altri Paesi del Terzo Mondo, è in realtà tecnologicamente avanzata e ricca di vibranio, il metallo più resistente al mondo (lo stesso con cui è stato fabbricato lo scudo di Captain America). Ma la salita al potere di T’Challa sarà tutto fuorché semplice.

Il Wakanda infatti viene minacciato da due pericolosi nemici, il cui intento è impossessarsi della Nazione ed usare il vibrando per conquistare il mondo. Starà a Black Panther dover fermare la minaccia che incombe sulla nazione africana e sui popoli della Terra. Riuscirà il giovane re nel suo intento?

Diventare re

Recensione di Black Panther, cinecomic Marvel scritto e diretto da Ryan Cooglar con protagonista Chadwick Boseman.

Come ogni primo capitolo che si rispetti, anche Black Panther narra le origini del protagonista, ma più che sul supereroe – che già abbiamo incontrato – si sofferma sulla nascita di T’Challa in quanto re e sulla nazione del Wakanda. Più che comprensibile quindi che la pellicola inizi con il racconto della nascita della nazione immaginaria e del suo eroe protettore. Una vera e propria leggenda che un padre racconta ad un figlio.

Come ogni origin story inoltre, i peccati del passato tornano a tormentare il protagonista nel presente, e come ogni storia shakespeariana che si rispetti le colpe dei padri ricadono sui figli. Così veniamo a conoscenza dell’antefatto che darà il via a tutta la storia che avrà conseguenze nel presente, tanto per T’Challa, quanto per il Wakanda ed il mondo intero.

La sceneggiatura scritta a quattro mani porta sullo schermo una storia che ricorda molto quella dell’Amleto, dove la lotta per il trono diviene una questione di famiglia e soprattuto di vendetta. Una vicenda in cui il passato torna prepotentemente a chiedere giustizia, ma non in forma di fantasma ma di muscoli e rabbia, con l’intento di bruciare tutto.

E proprio il villan è una delle piacevoli sorprese della pellicola. Killmonger è finalmente un villan come si deve, un cattivo tutto d’un pezzo che ha delle motivazioni quanto meno credibili. Un uomo rabbioso, che vuole vendetta per quanto successo alla sua famiglia e pronto a distruggere il mondo in nome di una rivalsa collettiva nei confronti di quella società che ha sempre oppresso i più deboli. Un cattivo come non se ne vedeva da tempo nei cinecomic, che non si nasconde dietro a sotterfugi o inganni, ma che si mostra per il mostro che è, scoprendo subito le sue carte e i suoi intenti.

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Più di un cinecomic

Recensione di Black Panther, cinecomic Marvel scritto e diretto da Ryan Cooglar con protagonista Chadwick Boseman.

Come i suoi predecessori Black Panther è un cinecomic in piena regola. Come i film precedenti del Marvel Cinematic Universe, non mancano gli elementi cardine del genere, con l’abbondare di azione, elementi fantastici e fantascientifici. Ma a differenza degli altri film visti finora sono presenti elementi che lo fanno essere qualcosa di più.

Nella buona sceneggiatura scritta da Cooglar e Cole, troviamo si una storia avvincente quanto adrenalinica, capace di far ridere grazie a battute divertenti ma mai fuori luogo, come ci si aspetti da un film Marvel, ma anche contenuti che fanno riflettere. Black Panther è film politicizzato ma lo è in maniera sensata, in cui il tema della discriminazione è affrontato in maniera intelligente, con garbo e senza scadere mai nel banale o nel melenso.

Una pellicola in cui la figura femminile risalta come non mai. Non è sbagliato nell’affermare che Black Panther è un film femminista. Infatti tutte le protagoniste femminili, anche quelle non combattenti, mostrano una forza, una determinazione ed un’orgoglio incredibili. Le donne che circondano T’Challa sono la sua vera forza ed ispirazione, sono loro a guidarlo e spronarlo, facendolo confrontare anche con sé stesso e costringendolo ad affrontare le situazioni da diversi punti di vista. Non è un caso che le sue guardie del corpo siano donne o che la mente scientifica del Paese sia sua sorella minore. Quattro donne che rappresentano l’anima guerriera, diplomatica e saggia del re.

Incredibili come sempre gli effetti speciali, capaci di restituire al meglio l’incredibile tecnologia del Wakanda, così come non deludono le scene di lotta, ben coreografate e studiate nei minimi dettagli. Sorprendenti i costumi e le scenografie che riescono a restituire la doppia anima dell’Africa, divisa tra la tradizione e l’innovazione, dove le costruzione moderne ricordano ed omaggiano quelle del passato e dove viene costruita una tradizione di usi e costumi verosimile.

Tra azione e politica

Recensione di Black Panther, cinecomic Marvel scritto e diretto da Ryan Cooglar con protagonista Chadwick Boseman.

Un film, quello diretto da Ryan Cooglar, capace di unire in maniera efficace azione, divertimento e temi politici. Una storia capace di intrattenere e incuriosire lo spettatore, che non potrà che tenere gli occhi sullo schermo, in attesa di scoprire le verità nascoste presenti. 130 minuti di azione e diplomazia.

Proprio l’eccessiva lunghezza è uno dei punti deboli di Black Panther. Quando si parla di cinecomic sembra che girare pellicole sotto le due ore sia vietato. Ed è un peccato perché spesso il risultato non è dei migliori. Durante la visione non sono pochi i momenti in cui la tensione cala di colpo, inoltre spesso le varie scene non hanno un vero e proprio collegamento ma sono un semplice susseguirsi di eventi e scontri. Ed è un peccato, perché la vicenda è molto interessante.

Tra i pregi senza dubbio l’interpretazione del cast. Chadwick Boseman è ormai a suo agio nei panni di T’Challa/Black Panther, non sono da meno Andy Serkis e Martin Freeman che riprendono i loro ruoli di Ulysses Klaue ed Everett Ross. Al loro fianco un insieme di attori che restituisce al meglio i personaggi che interpretano. Michael B. Jordan è un villan pieno di odio e risentimento, Lupita Nyong’o e Danai Gurira sono due guerriere implacabili, mentre Angela Bassett è una regina fiera e Letitia Wright una principessa entusiasta.

In conclusione Black Panther è un film che piacerà ai fan dell’universo cinematografico Marvel per le tante scene di azione e il divertimento, sorprendendo per i contenuti. Ma al contempo farà storcere il naso per la lunghezza e la mancanza di un filo unitario. Come sempre non alzatevi prima di aver visto le due scene extra, una delle quali ci avvicina a Avengers: InfinityWar.

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Emanuele Bianchi

Appassionato di cinema, fotografia, teatro e musica sin da piccolo decide di farne il suo lavoro. Miyazakiano convinto, tanto da incentrare la sua tesi sul suo cinema, e divoratore di anime tanto da volere Eikichi Onizuka come professore al liceo, è uno Jedi come suo padre prima di lui e “nato pronto” e sì, anche un inguaribile nerd (pollice verso per coloro che non colgono le citazioni). Laureato in cinema presso il DAMS di Roma 3 e diplomato in fotografia presso il CST, negli anni ho collaborato con varie testate web di cinema. Giornalista pubblicista iscritto all'albo. Sempre in movimento, perennemente in ritardo. Co-Fondatore di PopCorn Society.

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