Rurōni Kenshin, storia di un (ex) assassino dall’animo nobile
Samurai è una parola giapponese che deriva dal verbo samurau o saburau (lett.: essere al servizio di) e viene usato per indicare i soldati che facevano la guardia al palazzo dell’imperatore. Successivamente, e più precisamente nell’epoca feudale, passò a designare genericamente chi esercitava il mestiere delle armi. I samurai erano i membri della casta militare del Giappone feudale ed erano al servizio dei dei daimyō.
Una vita quella di questi guerrieri al servizio del proprio signore e guidata da un sistema di ideali basati su fattori filosofico-religiosi (filosofia cinese e buddhismo) nota con il nome di bushidō (lett.: la via del bushi, cioè del guerriero).
Una figura quella del samurai che affascina ancora oggi (ne è un esempio la recente serie TV Shogun) e che nel corso degli anni è stato al centro di racconti, film, anime e manga. Ad affascinare è anche la figura delronin, ovvero del samurai senza padrone. Tra questi ultimi uno dei manga più noti ed è amati è senza dubbio Kenshin – Samurai vagabondo (るろうに剣心 明治剣客浪漫譚 Rurōni Kenshin: Meiji kenkaku romantan, lett. “Kenshin il vagabondo: Storia d’amore dello spadaccino del periodo Meiji“), scritto e disegnato da Nobuhiro Watsuki tra il 1994 ed il 1999.
Da assassino a samurai vagabondo
La fine del XVIII secolo per il Giappone è stata un’epoca di grandi cambiamenti. Da una parte la pressione delle potenze straniere, in particolare quella statunitense, che portò il Paese del Sol Levante fuori dal secolare isolazionismo. Dall’altra le numerose sommosse popolari che portarono alla fine dello shogunato dei Tokugawa e alla restaurazione del potere imperiale, noto come restaurazione Meiji.
In questa epoca di tumulti si muove il samurai Battosai Himura. Soprannominato il samurai assassino, perché la sua rappresaglia consisteva nel tagliare in due i suoi nemici, con il suo operato contribuì alla fine dello shogunato. Con l’insediamento del nuovo governo fece perdere le sue tracce, per poi ricomparire dieci anni dopo con il nome di Kenshin. In continuo vagabondaggio per il Giappone, al suo fianco porta una sakabato, cioè una spada a lama invertita.
Il suo peregrinare lo porta nella capitale Tokyo, dove il leggendario samurai farà nuovamente parlare di sé. Qui farà la conoscenza della giovane Kaoru Kamiya, abile spadaccina erede di un dojo dal passato prestigioso, del ladruncolo figlio di samurai Yahiko Myōjin, della dottoressa Megumi Takani e dell’attaccabrighe Sanosuke Sagara. Insieme a loro affronterà sia samurai incapaci di adattarsi alla nuova epoca, sia il suo spietato e doloroso passato, del quale cerca di espiare le colpe.
Un manga storico (o quasi)
Era il 2 settembre del 1994 quando veniva pubblicato il primo capitolo di Rurōni Kenshin, e come spesso accade la serializzazione del manga è stata preceduta da storie autoconclusive, per la precisione due storie one-shot. gli speciali Il romanzo di uno spadaccino dell’epoca Meiji. La storia ha ovviamente punti in comune con quella che poi sarebbe diventata la versione definitiva di Kenshin – Samurai vagabondo.
Il periodo storico è sempre il decimo anno dell’era Meiji, il 1878, e protagonista è un ex assassino dalla forza incredibile diventato samurai vagabondo dal volto fanciullesco e dall’animo gentile. Proprio questa sua gentilezza lo porterà ad aiutare prima la giovane Chizuru, nipote di un ricco uomo d’affari, e poi i tre fratelli Yahiko, Kaoru e Megumi Kamiya.
Sin dagli episodi prototipi è chiaro come l’autore sia molto interessato ad uno dei periodi più tumultuosi ma anche più importanti del Giappone. Ciò che salta subito all’occhio è la ricostruzione storica, piuttosto accurata, dell’epoca Meiji. Non solo abbiamo edifici e vestiti che richiamano la dicotomia tra passato e presente e tra oriente e occidente dell’epoca, ma anche la presenza di personaggi ed avvenimenti storici realmente accaduti – come ad esempio l’assassinio del ministro degli interni Ōkubo Toshimichi – senza contare che molti dei personaggi presenti nel manga sono ispirati a personaggi realmente esistiti. Lo stesso Kenshin è ispirato all’assassino Gensai Kawakami, così come il suo amico e rivale Hajime Saito è basato sul vero Saitō Hajime, il capo del terzo squadrone degli Shinsengumi, o il suo grande rivale Makoto Shishio, ispirato in parte a Serizawa Kamo, il primo comandante degli Shinsengumi. .
Un’epoca quella della restaurazione Meiji che ha visto il Giappone aprirsi all’Occidente ed assorbirne lentamente ma inesorabilmente vestiti – i poliziotti e alcuni personaggi secondari hanno vestiti occidentali -, cibi e tecnologia bellica, quest’ultima rappresentata dall’allora rivoluzionaria gatling gun. Un’epoca di grandi cambiamenti spesso incompresi da un popolo legato alla tradizione e al proprio passato, non è un caso che Kenshin giri vestito con abiti tradizionali e con la spada sempre al suo fianco nonostante la legge che ne vieti l’uso in pubblico.
Un manga Rurōni Kenshin che da questo punto di vista è sicuramente interessante, soprattutto perché l’autore non divide i personaggi semplicemente tra buoni e cattivi ma mette in evidenza le ideologie delle varie fazioni. L’opera si prende ovviamente delle libertà narrative, aggiungendo anche sprazzi di steampunk – in particolare nell’arco conclusivo – che stonano con il resto dell’opera. Tra marionette in stile mecha, cannoni al posto delle braccia o combattenti con il corpo deformato per renderlo ancora più idoneo alla battaglia, il manga si tinge di elementi a dir poco fantasiosi e che richiedono una sospensione dell’incredulità veramente alta. Ed è un peccato perché l’animo steampunk non si amalgama con quello storico.
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Un comune shonen
Se Rurōni Kenshin risulta interessante dal punto di vista storico è innegabile che sia il più tipico degli shonen manga. L’opera infatti presenta tutti gli elementi caratteristici del genere, a partire dal protagonista dal passato misterioso, dai rivali che diventeranno alleati e inseparabili amici, passando per la classica fanciulla in pericolo fino ad arrivare a temibili avversari, molti dei quali provenienti dal suo passato.
Kenshin non fa eccezione neanche per quanto riguarda le immancabili gag, situazioni esilaranti e momenti super deformed, con espressioni caricaturali il cui scopo è accentuare ancora di più la situazione comica. Essendo uno shonen ovviamente non mancano avventure on the road, incontri casuali per strada, combattimenti all’ultimo sangue, le sconfitte e le rinascite, i classici “power up” e personaggi carismatici.
Il manga è un susseguirsi di battaglie, intrighi e colpi di scena. L’intera storia, il cui ritmo è praticamente sempre costante senza veri e propri picchi, può essere suddivisa in tre grandi archi: la presentazione, in cui facciamo la conoscenza di tutti i personaggi principali e che si conclude sostanzialmente al settimo volume con l’arrivo del ministro Ookubo. Una presentazione alquanto lunga in cui vediamo il samurai vagabondo affrontare vari temibili nemici. La saga di Kyoto, in cui Kenshin se la vedrà con il ribelle Makoto Shishio e le sue Dieci Spade. Sicuramente la parte più interessante dell’opera e l’arco del Jinchu, la sentenza pronunciata da un uomo. Nell’arco conclusivo veniamo a conoscenza del passato del protagonista e di come si sia procurato la cicatrice a forma di croce. Un passato che ritorna per vendicarsi ed ha le sembianze ed il rancore di Enishi Yukishiro, fratello di Tomoe Himura, compianta moglie di Kenshin.
Una vicenda quella di Kenshin – Samurai vagabondo che vede lo spadaccino affrontare nemici via via sempre più forti, che vede la sua spada ed il suo spirito messi a dura prova, tanto da essere spezzati. Una storia che sicuramente parte lentamente, con una lunga – forse troppo – presentazione per poi mostrarci una saga piena di azione e intrighi per poi concludersi con l’espiazione dei peccati di Kenshin, con un ultimo e doloroso duello. Il tutto inframmezzato dall’ottenimento di una nuova spada a lama invertita, più resistente di quella precedente, e dell’ultimo segreto della sua tecnica di spada assassina, l’Hiten Mitsurugi-ryū.
Il manga di Rurōni Kenshin colpisce soprattutto perché gli scontri di Kenshin con i suoi grandi nemici prima che fisici sono soprattutto psicologici, la tensione è sempre ben visibile, ed ideologico. Kenshin, ad eccezione dei primi combattimenti, si troverà sempre ad affrontare il suo passato. Che siano personaggi che hanno combattuto alla fazione opposta alla sua o con lui, lo spadaccino affronta le conseguenze delle sue azioni e di un’epoca ormai finite.
Altra cosa che rende interessante l’opera sono gli intermezzi in cui l’autore Nobuhiro Watsuki si rivolge al lettore spiegando come siano nati i personaggi, se sono stati ispirati da personaggi realmente esistiti o da altri personaggi con cui l’autore è cresciuto e come sono stati creati graficamente.
Personaggi Interessanti
Personaggi interessanti si diceva. Se Rurōni Kenshin non entusiasma per quanto riguarda la trama, ad eccezione della saga di Kyoto e del suo passato, il successo del manga lo si deve ai suoi personaggi. Perché proprio i personaggi, o quanto meno alcuni di loro, sono la parte migliore dell’opera, per quanto rispettino pedissequamente i canoni del genere. Se Kenshin è il classico protagonista dall’animo gentile, apparentemente ingenuo, dal passato misterioso e dalla forza incredibile che usa solo quando necessario, a colpire particolarmente sono i suoi antagonisti, tutti in qualche modo legati al passato del Giappone e a quello del protagonista.
Sanosuke Sagara è un attaccabrighe pieno di rabbia per quello che gli è successo in gioventù ma dall’animo gentile, Hajime Saito è un poliziotto spadaccino a dir poco cinico che segue senza dubbi il suo ideale di giustizia e il cui unico desiderio è concludere il suo duello con Battosai. Entrambi diventeranno grandi alleati del protagonista. Discorso simile anche per Aoshi Shinomori. Il capo delle spie imperiali Oniwabanshū è un uomo ossessionato dal passato e dal non essere riuscito ad adempiere al suo dovere fino in fondo.
Discorso a parte per Makoto Shishio, praticamente la personificazione della vendetta. Successore di Kenshin come assassino all’epoca della rivolta, il villain ha come unico scopo quello di far cadere il governo e vendicarsi di chi lo ha tradito, creando una nazione che si basi solo sulla forza. Un vero e proprio sociopatico che agisce seguendo solo ed esclusivamente il suo tornaconto.
Per quanto riguarda invece Kaoru Kamiya e Megumi Takani, le due sono le classiche damigelle in pericolo e quindi spesso motore dell’azione. Le due ragazze sono quindi sovente semplici spettatrici della vicenda e subiscono quasi passivamente il loro destino. Lampante da questo punto di vista sono la saga riguardante Tokyo in cui facciamo la conoscenza di Megumi e l’arco conclusivo, in cui Kenshin va alla ricerca di Kaoru, rapita da quello che è il suo nemico finale.
Per quanto riguarda invece Yahiko Myōjin, anche qui si deve fare un discorso a parte. Il giovane membro della “banda di Kenshin” è un ragazzino voglioso di dimostrare il suo valore e che per questo si butta a capofitto in ogni battaglia. Inizialmente è il classico aiutante del protagonista, la cui determinazione risulterà spesso decisiva per per l’economia del gruppo. Da questo punto di vista ricorda molto Toppy di Daitarn III. Yahiko è il classico allievo testa calda incapace di stare fermo, incarna il vecchio spirito dei samurai, sempre pronto ad aiutare il prossimo dai soprusi. Inoltre è il personaggio che nel corso dell’opera avrà la crescita maggiore. Da ladruncolo di strada diventerà piano piano un combattente formidabile e senza paura.
Media franchise
Nonostante una trama non sempre avvincente, disegni tutt’altro che memorabili, con un tratto sicuro e lineare ma incapace di far intuire cosa accade durante i combattimenti che sono a dir poco confusi, characther design che in molte occasioni si ispirano a personaggi di videogame o fumetti americani, Rurōni Kenshin ha avuto un discreto successo, sia in Giappone che all’estero.
Un successo che ha fatto divenisse un media franchise. A distanza di soli due anni dalla pubblicazione del primo capitolo del manga, il 19 gennaio 1996 su Fuji TV viene trasmesso il primo episodio dell’anime. Composto da ben 95 episodi. La cosa curiosa è che l’ultimo episodio non è stato trasmesso in televisione ma è stato reso disponibile come bonus nell’edizione Home Video in VHS e DVD. Questa serie non è mai arrivata in Italia, mentre il nuovo adattamento animato è disponibile attualmente su Cruncyroll anche in versione doppiata.
Visto il successo della serie animata nel 1997 è arrivato il film d’animazione cinematografico intitolato Kenshin samurai Vagabondo – The Movie. La storia raccontata non è presente nel manga e vede Kenshin, Kaoru, Sanosuke e Yahiko recarsi a Yokohama, dove aiuteranno una ragazza presa di mira da dei marinai. Ad aiutarli anche l’abile samurai Shigure. Ben presto però questi diventerà rivale di Battosai, essendo intenzionato a rovesciare il governo locale. Starà a Kenshin fermarlo.
Per quanto riguarda l’adattamento animato delle avventure di Rurōni Kenshin sono disponibili anche due serie di OAV, Original Anime Video. La prima intitolata Kenshin samurai vagabondo: Memorie del passato (1999) ed è composta da quattro episodi e racconta il passato di Kenshin, dall’incontro con il maestro Hiko che gli insegnerà i segreti della scuola Mitsurugi Hiten, fino all’incontro con Tomoe. Nel 2003 gli episodi sono stati riuniti in un film di due ore con scene aggiunte per il mercato americano ed intitolato Samurai X: Trust & Betrayal. I quattro episodi furono trasmessi su MTV all’interno di Anime Night.
La seconda serie OAV si compone di due episodi ed è intitolata Kenshin il Vagabondo: Capitolo del tempo. La storia è ambientata 15 anni dopo il primo incontro tra Kenshin e Kaoru e si concentra sugli ultimi anni di vita dei due personaggi. Questi OAV sono noti negli USA con il titolo di Samurai X: Reflection. Nel 211 e nel 2012 sono arrivati i due episodi dell’OAV Rurōni Kenshin: Meiji kenkaku romantan – Shin Kyōto-hen, che riprende gli eventi narrati negli episodi dal 28 al 62 della serie del 1997 che narrano dell’arco di Kyoto e dello scontro tra Kenshin e Shishio.
Inoltre vista la popolarità dell’opera tra il 2012 ed il 2021 sono arrivati ben cinque film live action con protagonista Takeru Satō. I primi quattro film raccontano la storia narrata nel manga, mentre il quinto è un prequel che narra il passato dello spadaccino.
Ovviamente non potevano mancare videogame, ben quattro e tutti pubblicati solo per il mercato giapponese, e light novel pubblicate dalla Shueisha Jump j-Books e scritte da Kaoru Shizuka. . Queste sono storie inedite o adattamenti di storie già narrata nel manga e nell’anime.