Fullmetal Alchemist: due fratelli alla ricerca di sé stessi

Fullmetal Alchemist: due fratelli alla ricerca di sé stessi
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Era il 12 luglio 2001 quando sulla rivista Monthly Shōnen Gangan di Square Enix veniva pubblicato il primo capitolo di Fullmetal Alchemist (鋼の錬金術師 Hagane no renkinjutsushi, lett.”L’alchimista d’acciaio”), manga scritto e disegnato da Hiromu Arakawa.

Ambientata nei primi anni del ‘900, la storia vede protagonisti i fratelli Edward ed Alphonse Elric in viaggio per la nazione di Amestris alla ricerca della pietra filosofale, leggendario oggetto alchemico in grado di annullare il principio dello scambio equivalente. I due fratelli sono alla sua ricerca per riottenere i rispettivi corpi – Ed ha perso la gamba sinistra e il braccio destro ed Al l’intero corpo – a seguito di una trasmutazione umana non andata a buon fine.

Un viaggio non facile che si rivelerà pieno di pericoli, di nemici pericolosi e di grandi alleati, durante il quale i due fratelli Elric scopriranno una verità sconvolgenti riguardo la loro nazione, che potrebbe cessare anche di esistere se non riusciranno a fermare il piano orchestrato dagli homunculus, esseri dalle abilità eccezionali.

Nascita di un successo

Come molti manga anche Fullmetal Alchemist prima di essere serializzato è arrivato come storia one-shot. La storia proposta dalla Arakawa ebbe un buon successo e l’editore decise di far diventare il racconto auto conclusivo una serie. La mangaka iniziò così a sviluppare più nel dettaglio la trama, che in entrambi i casi vede l’alchimia e la pietra filosofale al centro della vicenda. L’autrice oltre ad ispirarsi ai testi che aveva letto sulla pietra, prese spunto dalla sua vita privata e dalle problematiche sociali del mondo reale.

Una vicenda quindi dove non mancano critiche sociali e dramma, intervallati da momenti spensierati e pieni di ironia e divertimento. Innumerevoli le volte in cui Ed perde la testa perché gli danno del piccoletto, la paura atavica che i due protagonisti provano ogni volta che viene menzionata la loro maestra o della paura che li assale ogni volta che devono affrontare i rimproveri da parte di Winry, la sua amica di infanzia. In fondo è risaputo che il pericolo numero uno per i protagonisti dei manga non il nemico che devono sconfiggere ma le donne che li circondano.

Per quanto riguarda i nomi dei fratelli protagonisti l’autrice si ispirò ad Edward mani di forbice di Tim Burton e al conte Alphonse de Toulouse-Lauterac, mentre il cognome Elric è un omaggio a Il Cicolo di Elric ideato da Michael Moorcock.

Steampunk, mistero ed ironia

Come accennato sopra la storia di Fullmetal Alchemist si svolge agli inizi del ‘900 ed ha un’ambientazione steampunk. Infatti non mancano tecnologie anacronistiche (su tutti gli automail, ovvero arti artificiali meccanici). Inoltre l’alchimia non è una semplice scienza, ma un processo che usa l’energia terrestre per modificare la proprietà di un oggetto. Tramite tale processo gli alchimisti sono capaci di modificare o riparare un oggetto. Ma come ogni scienza che si rispetti si basa su una legge inviolabile, quella dello scambio equivalente. Per ottenere qualcosa devi dare in cambio qualcosa. Do ut des come dicevano i latini.

Un concetto quello del dare ed avere che pervade il manga sin dalle prime tavole, che si apre con un flashback che ci mostra le conseguenze più dure del principio di scambio equivalente dell’alchimia, e che si espande anche alla vita di tutti i giorni. Riceviamo ciò che diamo. La storia raccontata in Fullmetal Alchemist mette in mostra come ad ogni azione ne corrisponda una reazione uguale e contraria, una vicenda in cui tutti i personaggi perseguono i propri obiettivi con cautela ma determinazione perché ben consci di cosa li aspetta.

Una storia quella di Fullmetal Alchemist dove sin da subito è evidente un alone di mistero che pervade l’intera vicenda, la pietra filosofale in particolare. Oggetto tanto potente quanto misterioso, è uno dei motori dell’azione principale e tramite la sua disperata ricerca si verrà a conoscenza non solo dei segreti che custodisce ma anche di verità inaspettate. Il manga racchiude in sé anche elementi tipici del noir, dalle città fumose e piene di insidie, agli assassini, passando per intrighi, corruzione e tradimenti. Inoltre tutti i personaggi, compresi i protagonisti, hanno zone d’ombra ben visibili. Proprio la loro caratterizzazione è uno dei punti di forza dell’opera. Più che personaggi ci troviamo davanti a persone vere e proprie, piene di dubbi, incertezze e sicurezze. Un mondo dove abbondano gli antieroi – gli stessi fratelli Elric spesso ne presentano i tratti tipici – e dove la malinconia e il rimorso sono perennemente presenti.

Se da una parte la storia è cupa e seria, dall’altra riesce anche ad essere divertente ed esilarante. Non mancano infatti durante l’intera opera disegni super deformed, momenti spensierati ed esilaranti. Tipica è la gag riguardante l’identità dell’alchimista d’acciaio. Ogni volta che i fratelli arrivano in un posto nuovo le persone sono convinte che il famoso alchimista sia Al, vista la sua imponente armatura, per poi rimanere deluse quando scoprono che invece è il piccolo Ed. Un mix equilibrato di serietà e divertimento, proprio come la vita.

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Rapporti umani e umanità

Una realtà dove lo scambio equivalente non si limita quindi solo all’alchimia, non è un caso quindi che i protagonisti riusciranno a radunare vicino loro molti alleati, la gentilezza è il miglior modo per conquistare il cuore delle persone. Il manga sostanzialmente usa l’alchimia e il principio su cui si basa per parlare di rapporti umani e umanità.

L’intera storia raccontata nel manga infatti si basa principalmente sui rapporti umani tra i personaggi. Il principale è ovviamente quello tra Edward e Alphonse, un rapporto tra fratelli schietto e sincero dove però non mancheranno incomprensioni, pesanti silenzi e sensi di colpa che tengono svegli la notte (in particolare di Ed nei confronti del fratello minore). Un rapporto basato sulla reciproca fiducia e che spesso funge anche da motore dell’azione, infatti non mancheranno i momenti in cui l’uno dovrà andare a salvare l’altro. Così come non mancheranno situazioni in cui i due entreranno in azione per soccorrere le persone a loro care.

Perché è inutile negarlo, l’amore in ogni sua forma è il motore del mondo. Un motore che non sempre funziona come dovrebbe ma dalla potenza inaudita. L’opera della Arakawa mette bene in mostra come senza legami la vita di una persona sia vuota e che per quanto si abbia sofferto i ricordi di chi non c’è più, la presenza di chi c’è ancora (anche se non sempre presente) e l’incontro con nuove persone possano riscaldare il cuore di ognuno di noi. Ne è un esempio lampante il personaggio di Scar, un uomo pieno di odio e rancore che riuscirà a ritrovare la sua umanità in particolare grazie ad una ragazzina. Gli stessi fratelli Elric riusciranno a fare pace con il loro passato e con il padre assente, un’assenza dovuta da un dolore straziante che non è stato capace di affrontare.

Un manga Fullmetal Alchemist che si interroga anche sul concetto di umanità quindi, in particolare tramite il concetto humunculus. Leggendaria forma di vita creata tramite l’alchimia (viene menzionato per la prima volta nel 1537 nel De rerum natura da Philippus Theophrastus Von Hohenheim, detto Paracelso), sono gli antagonisti della storia e a prima vista sono uguali agli uomini e provano le stesse emozioni. Durante l’intera vicenda l’autrice si interroga quando un essere umano può essere considerato tale. È l’aspetto o sono le azioni che definisco un uomo? Nel manga la risposta è alquanto chiara e sono le seconde. Al è un uomo nonostante sia un’armatura vuota, allo stesso modo l’homunculus Greed è un uomo perché guidato dall’avidità e dal desiderio di proteggere il prossimo, così come Scar risulta essere una bestia sanguinaria perché privo di amore e compassione. Discorso analogo per Shou Tucker, che pur di raggiungere il suo scopo non esita a sacrificare quanto di più caro.

Shonen diverso dagli altri (ma non troppo)

Il Padre e gli Homunculi, gli antagonisti di Fullmetal Alchemist

Il successo di Fullmetal Alchemist lo di deve sicuramente alla storia misteriosa, avvincente e divertente allo stesso tempo e ad una sceneggiatura capace di regalare allo spettatore personaggi unici, non banali e ben caratterizzati. A questo va aggiunto il tratto dell’autore, deciso e pulito, capace di rendere chiare anche le scene più concitate. Il vero successo del manga però lo si deve ai temi trattati. La storia infatti oltre a soffermarsi sul concetto di umanità, come già scritto, tratta temi universali come i sensi di colpa, il perdono, la vendetta, l’integrazione ma anche temi politici come la dittatura (Amestris è uno stato militare guidato da un fuhrer) e la guerra.

La Arakawa non usa filtri e mette in mostra la crudeltà del conflitto, capace di trasformare brave persone in assassini in nome di presunti ideali. Non si risparmia nel descrivere tutta la follia umana, portando su carta la storia dell’uomo. La storia dello sterminio degli Ishbar è un chiaro riferimento a quanto vissuto dal popolo Ainu, che si videro espropriare le proprie terre da altri popoli, allo stesso tempo è difficile non vedere richiami allo storia Europea e mondiale degli anni ’40.

Un manga quindi capace di importare in una storia immaginaria elementi e riflessioni sul mondo reale ancora oggi attuali, ma che racchiude in sé molti dei cliché (o topoi se preferite) tipiche degli shonen. Non mancano infatti i protagonisti in viaggio – qui la novità è rappresentata dal fatto che i fratelli Elric non cercano vendetta ma espiazione per i propri peccati -, una storia di crescita (qualcuno ha detto viaggio dell’eroe?), la presenza di power up, una folta schiera di amici e antagonisti ed ovviamente il boss finale da sconfiggere, che come in questo caso risulta quasi invincibile. Un problema questo comune da sempre a molti shonen. Come in Dragon Ball o in Naruto, anche in Fullmetal Alchemist abbiamo un nemico sostanzialmente onnipotente, la cui sconfitta è apparentemente impossibile, se non con escamotage narrativi non propriamente brillanti.

Un fumetto quindi che se da una parte si distingue per i temi trattati, dall’altra presenta non solo le caratteristiche tipiche del genere ma tutte le sue criticità, compreso il perdersi su sé stesso a metà strada a causa di una trama che diventa inutilmente ingarbugliata. Ad ogni passo verso la verità si presentano il doppio dei misteri da risolvere. La proverbiale troppa carne al fuoco.

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Media franchise di successo

Visto il successo del manga era inevitabile arrivasse la versione anime, andata in onda in Giappone tra il 4 ottobre 2003 e il 2 ottobre 2004 sui canali Animax, Bandai Channel, TBS e CS Fuji TV NEXT. I 51 episodi sono stati prodotti da in collaborazione con Aniplex, Dentsu e Mainichi Broadcasting System. In Italia l’anime di Fullmetal Alchemist arriva sul canale MTV a partire dall’11 aprile 2006 fino al 22 maggio 2007 . La serie traspone solo in parte il manga, per poi raccontare una storia originale, la cui conclusione si ha con il film Fullmetal Alchemist – The Movie: Il conquistatore di Shamballa.

Una serie che non ha avuto il successo sperato, anche perché quando è entrata in produzione il manga era in pieno svolgimento, a cui nel 2009 ha fatto seguito una seconda versione animata: Fullmetal Alchemist: Brotherhood. 64 episodi che seguono fedelmente la storia raccontata nell’opera originale.

Dal lato animato sono stati prodotti anche un secondo film intitolato Fullmetal Alchemist – La sacra stella di Milos e ben sei OAV, tre basati sulla prima serie anime e tre su Brotherhood. Inoltre sono stati pubblicati anche sei light novel, edite da Square Enix e scritte da Makoto Inoue, videogames, artbook, guidebook, cd contenente la colonna sonora.

Infine sono stati prodotti anche tre film live action, con protagonisti Ryōsuke Yamada (Edward Elric), Tsubasa Honda (Winry Rockbell) e Dean Fujioka (Roy Mustang). Intitolati Fullmetal Alchemist, Fullmetal Alchemist: La vendetta di Scar e Fullmetal Alchemist: Alchimia finale. I tre film seguono le vicende raccontate nel manga con qualche differenza e molti tagli. Se il primo è stato un successo al botteghino giapponese (10 milioni di dollari), non si può dire lo stesso dei due sequel. La trilogia è disponibile su Netflix.

Infine la Arakawa ha pubblicato anche due capitoli autoconclusivi e un volume speciale. L’11 giugno 2001, per il ventennale dell’opera, è stato pubblicato Fullmetal Alchemist Prototype. È il capitolo pilota disegnato dall’autrce prima della serializzazione. Il secondo è uscito in concomitanza con l’arrivo nei cinema giapponesi del primo live action. Intitolato Fullmetal Alchemist 0 racconta dell’incontro tra Edward, che ha appena superato l’esame per diventare alchimista di stato, con Alex Louis Armstrong e Basque Grand. L’albo speciale Fullmetal Alchemist volume 11.5 – Tabidachi no mae ni invece è stato consegnato agli spettatori del film Fullmetal Alchemist – La sacra stella di Milos.

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Emanuele Bianchi

Appassionato di cinema, fotografia, teatro e musica sin da piccolo decide di farne il suo lavoro. Miyazakiano convinto, tanto da incentrare la sua tesi sul suo cinema, e divoratore di anime tanto da volere Eikichi Onizuka come professore al liceo, è uno Jedi come suo padre prima di lui e “nato pronto” e sì, anche un inguaribile nerd (pollice verso per coloro che non colgono le citazioni). Laureato in cinema presso il DAMS di Roma 3 e diplomato in fotografia presso il CST, negli anni ho collaborato con varie testate web di cinema. Giornalista pubblicista iscritto all'albo. Sempre in movimento, perennemente in ritardo. Co-Fondatore di PopCorn Society.

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