The Greatest Showman: un’esplosione colorata di musica, sogni, gioia

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Un uomo, un sogno, tanta perseveranza, ostinazione, entusiasmo. La storia di P. T. Barnum sembra ricalcare sotto certi aspetti quella di Michael Gracey, regista di The Greatest Showman, al suo debutto su grande schermo proprio con il racconto sotto forma di musical della vita e del lavoro di quello che è considerato il più grande impresario circense di sempre. Ci sono infatti voluti anni a Gracey per riuscire a portare a compimento la sua opera prima, partendo da zero.

A differenza di altri musical, The Greatest Showman non vantava infatti una storia teatrale che potesse fare da apripista al film. Eppure Gracey ha insistito affinché non venisse abbandonata l’idea di puntare proprio a questo genere. Fortunatamente dalla sua il regista aveva un appoggio di tutto rispetto, quello di Hugh Jackman, con cui aveva girato una pubblicità e col quale si erano ripromessi di lavorare insieme. Talmente forte era poi il desiderio di realizzare The Greatest Showman, che addirittura la scrittura delle canzoni del film è avvenuta prima ancora di ricevere l’ok per le riprese. Insomma, una lavorazione basata sulla fiducia, la speranza, l’ambizione.

Chi era P. T. Barnum?

una scena di The Greatest Showman

Come dicevamo, il ‘Greatest Showman’ del titolo è P. T. Barnum, imprenditore statunitense dell’800, noto per aver praticamente inventato il business dell’intrattenimento e il circo moderno. Visionario e innovatore, in grado di attirare spettatori grazie a un intenso battage pubblicitario e alle polemiche che catturavano ancora più l’interesse della gente. È stato tra le altre cose ideatore di un immenso spettacolo circense denominato The Greatest Show on Earth, con numeri e attrazioni per tutti i gusti.

Una figura perfetta quella di Barnum per essere portata al cinema. Simbolo lampante di quell’American Dream dove anche un uomo che viene dal basso, con in testa importanti ambizioni e determinazione e in tasca solo i suoi sogni, può portare quest’ultimi a compimento. Certo l’uomo non fu esente da bassezze e controversie (lui stesso si denunciò come “misitificatore”). Ma il suo immaginario grandioso non può non essere fonte di ispirazione.

Non un classico biopic

Hugh Jackman in The Greatest Showman

Se tuttavia da The Greatest Showman vi aspettate il classico biopic, in questo caso intervallato da brani musicali, sappiate che non sarà ciò che troverete. Il film non ricerca infatti la fedeltà storica, e ciò è immediatamente evidente osservando i fantasiosi costumi di Ellen Mirojnick. La sceneggiatura di Jenny Bicks e Bill Condon prende solo spunto dalla vera vita di Barnum. Per raccontare non una biografia, quanto del valore dei sogni, della celebrazione del diverso, dell’importanza di circondarci di chi ci ama. E soprattutto per far ballare, cantare, entusiasmare lo spettatore sulla poltrona.

Si parte dalla giovinezza di Phineas Taylor Barnum (Hugh Jackman, Logan), caratterizzata da povertà, aspirazioni e un tenero amore per la facoltosa Charity (Michelle Williams, Blue Valentine), che diventerà sua moglie e dalla quale avrà due figlie. Ritroviamo Barnum in età adulta, seguendolo nella realizzazione dei suoi propositi. Un percorso che lo porterà all’ideazione di uno spettacolo volto a meravigliare e affascinare il pubblico. Ad affiancarlo nell’impresa, il drammaturgo Philip Carlyle (Zac Efron, Baywatch) che ne diviene partner, e soprattutto gli artisti radunati da Barnum. Tutti caratterizzati da una certa unicità e stranezza, come la donna barbuta Lettie Lutz (Keala Settle) o la trapezista Anne Wheeler (Zendaya, la trilogia di Spider-Man), fino alla cantante svedese Jenny Lind (Rebecca Ferguson, Mission: Impossible – Rogue Nation) che manderà fortemente in crisi Barnum.

Canzoni, coreografie e messaggi

Zendaya e Zack Efron in The Greatest Showman

Un meraviglioso, immaginifico vortice di gioia, note, colori, piroette. The Greatest Showman non può lasciare indifferenti. Uscito nei cinema a quasi un anno da La La Land, un altro musical capace di invadere occhi, mente e cuori degli spettatori, che non potranno fare a meno di battere il tempo sulla sedia e canticchiare i brani appena conclusa la visione. Benj Pasek e Justin Paul (che già avevano firmato i testi delle canzoni proprio del film di Damien Chazelle) compiono la magia ancora una volta confezionando una serie di splendidi brani dai toni certamente pop, ma non per questo banalizzati né nell’arrangiamento né nei testi.

In particolare This Is Me è dinamite pura, un elogio del diverso e un invito ad abbracciare la propria unicità con orgoglio. Incredibilmente poetico invece Rewrite The Stars, che ci dona forse una delle coreografie più belle messe a punto da Ashley Wallen: un romantico prendersi e lasciarsi tra aria e terra che rimane negli occhi. Canzoni e coreografie, disseminate nel film per portare avanti la narrazione in stile Broadway, vengono legate l’una all’altra con una maestria che ha ben poco del principiante dal regista Michael Gracey, che riesce bene a calibrare i momenti musicali a quelli più intimi e recitati. Disseminando in più il film di invenzioni visive che fanno venir voglia di ‘riavvolgere il nastro’ per goderne ancora e cogliere sfumature e dettagli di scene traboccanti di movimenti e colori.

Il grande spettacolo di Jackman

The Greatest Showman

Al centro della scena e da collante per tutti gli altri personaggi, con giacca rossa e cilindro, un magnifico Hugh Jackman che come showman è assolutamente perfetto. Che sapesse cantare e ballare (oltre che recitare) già lo sapevamo (ricordate Les Misérables o la sua conduzione agli Oscar 2009?). Eppure riesce a incarnare così bene l’essenza di Barnum, il suo fascino affabulatorio e le visioni bigger than life, da volerne ancora e ancora. Un “maestro delle cerimonie” che il resto del cast – particolarmente ispirato – non fa affatto sfigurare. Come nel caso di Zac Efron che finalmente riesce (quasi) a far dimenticare le troppe commedie imbarazzanti degli ultimi anni.

The Greatest Showman mostra l’essenza dello spettacolo offrendo esso stesso un grande spettacolo. Con un’energia così contagiosa che tornarsene a casa senza canticchiare è praticamente impossibile e lasciando nella stessa condizione del pubblico che andava a vedere gli show di Barnum/Jackman: più felici di quando si è entrati.

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Giorgia Lo Iacono

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