Cenerentola: una storia di positività e riscatto
“A dream is a wish your heart makes…” cantava Cenerentola nel 1950 all’inizio della celebre versione Disney della fiaba, diretta da Wilfred Jackson, Hamilton Luske e Clyde Geronimi. Poche indimenticabili note che raccontano in maniera semplice e diretta di sogni che si spera possano divenire realtà. Sogni che, nel caso del papà di Topolino, si avverarono davvero.
La nascita di un Classico
La Cenerentola targata Disney ha accompagnato l’infanzia di numerose generazioni di bambini, che nei decenni si sono lasciati affascinare da questa storia eterna di positività e riscatto. Per poi riscoprirla una volta cresciuti, magari in occasione di un fugace passaggio televisivo. Cenerentola viene infatti trasmessa come un tesoro prezioso a figli e nipoti. Splendida rappresentante della magia artigianale che permea i cartoni di una volta.
Eppure la storia della popolare servetta per Walt Disney fu ben più di una delle tante pietre miliari dell’animazione da annoverare nella sua carriera. Rappresentò infatti un momento cruciale della propria storia professionale. Tanto che, se avesse fallito l’obiettivo, tutti i capolavori animati realizzati nei decenni a venire non avrebbero mai visto luce.
Walt infatti non era più riuscito ad ottenere un successo commerciale dai tempi di Biancaneve. E al fine di garantire la sopravvivenza della Disney, era indispensabile che Cenerentola riscuotesse successo ai botteghini. Rifletté dunque a lungo su quale storia portare sugli schermi, finendo per mettere mano a un’idea che coltivava da trent’anni. Riprendere cioè la storia di Cenerentola che già aveva affrontato nel 1922 per la serie Laugh-O-Gram e darle maggiore dignità, a livello di storia e disegni.
Ecco dunque che dopo la crisi economica degli anni ’40 Walt torna a narrare, come già con Biancaneve, di una ragazza maltrattata che realizza i propri sogni nonostante le avversità. Una scelta che lo ripaga oltre ogni più rosea aspettativa. Il pubblico, dopo i tempi bui della propria storia recente, apprezza il tema del film col quale si può facilmente identificare, determinando la resurrezione finanziaria della società.
Sinossi
Ciò che racconta la trama è noto. Alla morte del padre, Cenerentola rimane affidata alle cure della perfida matrigna. La donna, insieme alle viziate e sgradevoli sorellastre Anastasia e Genoveffa, la costringerà a divenire la serva di casa, tra angherie e dispetti di ogni tipo. Cenerentola però non perde il suo buonumore e trova degli amici e compagni fidati nei topolini che abitano la grande villa.
Il giorno in cui arriverà una lettera che reca un invito a tutte le fanciulle del regno affinché partecipino a un gran ballo al palazzo reale per essere presentate al principe ereditario, la vita di Cenerentola – complice l’aiuto della sua buona Fata Madrina – cambierà per sempre.
Un insieme ben calibrato di ingredienti
Della fiaba di Cenerentola esistono oltre 300 varianti. La versione Disney, che non ne segue una in particolare, è tuttavia quella a cui va per primo il pensiero. Ciò che permette tutt’oggi a Cenerentola di non mostrare la sua età, è infatti un insieme ben calibrato di ingredienti. Prima di tutto una storia caratterizzata da elementi che determinano un immediato feeling dello spettatore nei confronti della sua protagonista. Storia la cui sceneggiatura venne limata da Walt stesso, ben conscio di quello che al pubblico sarebbe piaciuto veder trasposto sullo schermo.
Poi la tecnica straordinaria d’animazione (vedi su tutte la scena preferita da Walt stesso, la trasformazione del vestito e della zucca), frutto di ricerche e sperimentazioni che, ricordiamo, all’epoca non si avvalevano ancora dell’ausilio del computer. Bensì splendidamente rappresentative dell’arte dei “Nine Old Men”, ovvero il gruppo di animatori che realizzò la maggior parte dei capolavori Disney.
Infine l’indimenticabile musica, scritta e composta da Mack David, Jerry Livingston e Al Hoffman. Brani quali Bibbidi-Bobbidi-Boo o Sing Sweet Nightingale all’epoca vennero apprezzati al punto tale da contribuire a spedire l’intera colonna sonora in testa alle classifiche. Brani ancora godibilissimi, soprattutto se ascoltati nella versione originale cantati da Ilene Woods, impeccabile e dolcissima voce della protagonista.
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Tre piani di visione
Ma nel mondo di Cenerentola non esiste solo il punto di vista del suo personaggio principale. Ci si ritrova infatti di fronte a tre piani di visione. Quello degli animaletti di casa, a cui viene affidato l’aspetto più “cartoonesco” e comico del film. Quello della realtà della protagonista, che regala agli spettatori uno dei cattivi cinematografici più sottilmente diabolici della storia del cinema, la perfida matrigna Lady Tremaine. Infine quello degli abitanti del palazzo reale, resi da Disney non lontani e inaccessibili bensì simpatici e buffi, eccezion fatta per il poco caratterizzato Principe Azzurro.
Se oggi sugli schermi prevale lo sberleffo o la rivisitazione in chiave contemporanea delle classiche fiabe, non si può però prescindere da film d’animazione classici e capostipiti del genere quali Cenerentola. Non esiste dissacrazione senza tradizione e non esiste parodia senza “originale serio”. E se nel corso della storia del cinema la fiaba della sguattera divenuta principessa è stata rivisitata e reinventata infinite volte (vedi Sabrina o Pretty Woman) è anche grazie a Walt Disney. Walt che nel 1950 ha fatto conoscere la storia di Cenerentola anche a chi della fiaba ispiratrice non aveva mai sentito parlare. Rendendola, grazie al magico “Disney touch”, un classico senza tempo.