Perfect Blue: essere (o non essere) una idol

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Era il 5  agosto del 1997 quando al Fast-Asia Film Festival di Montréal veniva proiettato per la prima volta Perfect Blue, film diretto da Satoshi Kon, al suo debutto alla regia, e sceneggiato da Sadayuki Murai. Liberamente ispirato al omonimo del 1991 di Yoshikazu Takeuchi, il film arrivò nei cinema giapponesi solo il febbraio dell’anno successivo ed a distanza di quasi trent’anni anni, arriva anche nei cinema italiani con un evento speciale il 22-23-24 aprile grazie a Nexo Digital e Yamato Video.

La storia vede protagonista Mima, cantante del trio idol Cham. La ragazza dopo due anni e mezzo decide di lasciare il gruppo per dedicarsi alla recitazione. Una scelta non facile ma necessaria per affermarsi nel mondo dello spettacolo. Ottiene la parte di una ragazza instabile nel serial TV Doppio Legame, ma non tutti i suoi fan sono contenti di tale cambiamento. Mima inizia a ricevere messaggi minatori da parte di un otaku non contento della sua nuova vita artistica.

Oltre ad una serie di incidenti che colpiscono chi ha lavorato con lei e colpevole di averne  sporcato l’immagina, la stessa Mima inizia a perdere contatto con la realtà e con la sua identità. Chi è veramente? È la idol che tutti amano? È l’attrice? La semplice ragazza di campagna? Quella che compare su internet? Un’illusione? In un susseguirsi frenetico in cui immaginazione e realtà si confondono, scopriremo la verità che si cela dietro la ricerca di sé stessa di Mima.

Giocare con la realtà

una scena di Perfect Blue

Sin dalla prima inquadratura il regista Satoshi Kon contemporaneamente mette le cose in chiaro e gioca con lo spettatore, facendogli capire come realtà e immaginazione siano la stessa cosa. Grazie ad un uso del montaggio alternato magistrale, il cineasta ci trasporta senza sosta nella vita privata ed artistica di Mima. Una realtà fatta di gesti quotidiani, come fare la spesa o dare da mangiare ai suoi pesci, e di concerti su un palco o di giorni sul set.

Un susseguirsi di spezzoni di vita privata e lavorativa che però non conosce confini, così come capita a chi fa parte del mondo dello spettacolo. Perfect Blue ci porta dentro lo spietato mondo dello spettacolo. Un mondo dopo vieni preso di mira dai chi ha più esperienza per le tue insicurezze, dai produttori che si approfittano della tua voglia di emergere e dai manager che fanno di tutto per farti sfondare. Un mondo che ti strappa l’anima e l’innocenza, ma dove ogni tanto incontri persone decenti.

Senza filtri o edulcorazioni, Satoshi Kon ci mostra tutta la crudeltà di un mondo dove gli artisti non sono che simulacri idolatrati dai fan e a loro unico uso e consumo. A nessuno interessa che dietro una idol o un’attrice ci sia una persona, tutti ne vogliono un pezzo. A qualunque costo. Non è un caso che Mina, simbolo dell’innocenza e della purezza, subisca violenze fisiche e psicologiche.

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Essere (o non essere)

una scena di Perfect Blue

Perfect Blue è un continuo destrutturare, o per meglio dire distruggere, la figura di innocenza delle idol in generale e degli artisti in  particolare. Ma soprattutto mette in evidenza la fragilità e la volubilità della mente umana. A Mima basta poco per non capire più chi sia realmente. In un continuo gioco di specchi si chiede, e chiede allo spettatore, chi sia realmente Mima.

Una domanda a cui non c’è risposta, perché tutti noi siamo uno, nessuno e centomila. Mima è contemporaneamente la ragazza di campagna venuta a Tokyo per diventare famosa, una idol, un’attrice e molto altro. Kon mette magistralmente in scena tutto ciò, giocando con i suoi personaggi e con lo spettatore, confondendolo, giocando con i loop, le ripetizioni delle scene (che però non sono mai del tutto ugali) e con l’ossessione.

Proprio l’ossessione è uno dei punti cardine del film. Quella più lampante è l’ossessione dei fan nei confronti dei loro beniamini. Persone che vivono in funzione del personaggio idolatrano e pronti a tutto pur di proteggerne la purezza, ma è anche l’ossessione dell’essere umano – qui Mima è una sineddoche, il particolare che rappresenta l’intero genere umano – di capire chi siamo in realtà. Una mania che la porterà prima a confondere realtà e fantasia e poi a divenire l’ombra di sé stessa, non distinguendo più i giorni e le azioni compiute.

Psyco-thriller affascinante

una scena di Perfect Blue

Psyco-thriller affascinante, disturbante e criptico. Non c’è modo migliore di definire Perfect Blue. L’esordio alla regia di Satoshi Kon contiene tutti gli elementi cardine del suo cinema, fatto di commistioni di immagini. Un cinema dove nulla è come sembra e tutto si confonde. Perché in fondo l’unica verità è quella soggettiva.

Una storia che riesce a tenere con gli occhi fissi sullo schermo anche grazie alla sceneggiatura di Sadayuki Murai, capace di dare vita ad una vicenda intrigante e in cui il delirio la fa da padrone, e alla colonna sonora di Masahiro Ikumi che riesce a infondere alle scene lo spessore necessario.

Perfect Blue è un anime capace di far riflettere, che non svanisce a fine visione ma che si insinua nella mente dello spettatore. Un film dove è facile riconoscersi nei personaggi e nelle loro fissazioni, dove l’unica realtà che conta è quella soggettiva, perché alla fine siamo chi decidiamo di essere. Assolutamente da  vedere.

Perfect Blue al cinema il 22-23-24 aprile con Nexo Digital e Yamato Video.

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Emanuele Bianchi

Appassionato di cinema, fotografia, teatro e musica sin da piccolo decide di farne il suo lavoro. Miyazakiano convinto, tanto da incentrare la sua tesi sul suo cinema, e divoratore di anime tanto da volere Eikichi Onizuka come professore al liceo, è uno Jedi come suo padre prima di lui e “nato pronto” e sì, anche un inguaribile nerd (pollice verso per coloro che non colgono le citazioni). Laureato in cinema presso il DAMS di Roma 3 e diplomato in fotografia presso il CST, negli anni ho collaborato con varie testate web di cinema. Giornalista pubblicista iscritto all'albo. Sempre in movimento, perennemente in ritardo. Co-Fondatore di PopCorn Society.

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