The Mandalorian 3: a zonzo per la galassia

Dopo aver salvato il piccolo Grogu dai terribili esperimenti dell’Impero ed aver cercato (senza trovarlo), il suo pianeta natale, ora Din Djarin ha una nuova missione: riconquistare l’onore perduto per essersi tolto il casco e il pianeta di Mandalore, ormai ridotto ad un cumulo di macerie.
Cercando l’aiuto dei suoi simili e dei suoi amici, Mando girerà senza una meta per la galassia in cerca di redenzione e di un nuovo scopo. Il tutto tra esplorazioni di un pianeta ostile, scontri con i pirati e i residui dell’Impero Galattico, guidato dal suo nemico giurato Moff Gideon.
Come sempre protagonista della serie è Pedro Pascal, che torna ad indossare il casco di Din Djarin, al suo fianco troviamo Carl Weathers nei panni di Greef Karga, Giancarlo Esposito ancora il perfido Moff Gideon, Katee Sackhoff è Bo-Katan.
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Senza uno scopo
Se nelle prime due stagioni il personaggio Din Djarin aveva uno scopo – prima salvare Grogu e poi riportarlo sul suo pianeta natale – in The Mandalorian 3 questo viene meno. Quanto meno manca uno scopo ultimo, perché in questa terza stagione lo scopo primario del personaggio è ritrovare il suo onore di Mandaloriano. Onore che ritrova già nel secondo episodio.
Da questo episodio in poi è tutto un girovagare avanti e indietro per la galassia – o meglio tre pianeti – senza un vero e proprio motivo. Il vero problema di The Mandalorian 3 che il focus si sposta dal piccolo Grogu al suo padre adottivo mandaloriano e la storia si concentrata sul destino del pianeta Mandalore, un tempo civiltà potente ed oggi cumulo di macerie.
Le otto puntate di cui si compone la serie sono quasi interamente dedicate al popolo mandaloriano e al loro desiderio di riconquistare il loro pianeta e quindi la loro antica potenza. Una scelta che priva così la storia dell’epica che era presente nelle precedenti stagioni. Viene mancare quell’atmosfera di frontiera western che fino ad ora aveva caratterizzato The Mandalorian.
Non è un caso che siano solo due gli episodi che si disinteressino (quasi) di tale vicenda. Il terzo che vede protagonista il Dottor Pershing, colui che nella prima serie era pronto a fare esperimenti su Grogu. Fedele servitore dell’Impero ora lo troviamo in cerca di redenzione nella Nuova Repubblica. Una deviazione di percorso noiosa che serve solo a farci sapere che l’Impero sta agendo nell’ombra. Discorso simile per il sesto episodio, sicuramente il migliore, che vede Mando e Bo-Katan versione buddy cop cercare di risolvere un mistero su un pianeta benestante. Piacevole digressione che ha dalla sua un cambio di tono che giova e la presenza di Lizzo, Jack Black e Christopher Lloyd. Quest’ultimo un po’ sprecato.
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Fatica galattica
La verità purtroppo è che seguire i vari episodi ed arrivare a fine stagione è una gran fatica. Molti degli episodi girano su loro stessi o non portano avanti la trama. Come già detto spesso i due protagonisti non fanno che girare avanti e indietro tra una manciata di pianeti senza un vero scopo.
A tutto ciò va aggiunto che continuano i lunghi (ed estenuanti9 dialoghi su Mandalore, i vari credo che lo governano e il suo essere stato un pianeta ed un popolo così potente da essere temuto e rispettato da tutti. Un popolo orgoglioso sconfitto solo dalle sue divisioni interne. Discorsi che ripetono quasi fino alla noia.
Se vedere Grogu iniziare ad essere più attivo e partecipe all’azione – non è più solo ed esclusivamente motore dell’azione e bambino in pericolo – The Mandalorian 3 non riesce completamente a catturare l’attenzione e divertire ed emozionare come nelle due precedenti stagioni. A riconciliare lo spettatore con la serie è il finale, che ripropone anche se brevemente quelle atmosfere western che da sempre caratterizano Star Wars.