Se mi lasci ti cancello: la persistenza dei ricordi

Una sera, a Londra, durante una cena tra il regista francese Michel Gondry e il suo amico e artista Pierre Bismuth, quest’ultimo avanzò un’idea provocatrice: “Che cosa faresti se un giorno trovassi nella posta una lettera che ti avverte di essere stato cancellato dalla memoria di qualcuno?”. Un’idea che Gondry trasmise subito allo sceneggiatore Charlie Kaufman, e dalla quale anni dopo sarebbe sorto, nel 2004, quel capolavoro imperfetto che è Eternal Sunshine of the Spotless Mind (da un verso del poeta Alexander Pope, da noi diventato ignobilmente Se mi lasci ti cancello travisando completamente il senso della pellicola). Film che ha cambiato le carriere dei due artisti rivelando compiutamente il genio immaginifico e il piacere dell’ambientazione onirica dell’uno, e il divertimento intellettuale della costruzione narrativa e lo scavo della mente umana dell’altro.
Eternal Sunshine of the Spotless Mind racconta di Joel (Jim Carrey) e Clementine (Kate Winslet), che si si amano. La loro è una storia complicata ma bellissima. Eppure, come capita con molte delle relazioni più intense, è destinata a sgretolarsi col tempo. Clementine è arrivata al capolinea e decide di cancellare Joel dalla sua vita. Si rivolge così alla clinica Lacuna Inc., specializzata nel cancellare selettivamente i ricordi. Infuriato, anche Joel passa alla clinica per farsi togliere dalla testa il loro amore. Ma le cose non vanno come previsto.
È meglio aver amato e perduto o non aver mai amato?
Approcciarsi a un film come Se mi lasci ti cancello non è semplice. La prima difficoltà nella quale si incorre è quella di tentare di inquadrarlo in un genere preciso: inizia come un film d’amore, per avere poi una svolta fantascientifica; ha in sé elementi drammatici ma è anche ricco di humour; spesso vira al grottesco e possiamo trovarvi perfino tratti dei film d’azione.
In secondo luogo, la struttura della narrazione richiede allo spettatore partecipazione e attenzione. La pellicola si districa infatti tra diversi livelli spazio-temporali e segue un andamento a incastri. Un gioco di scatole cinesi all’interno del quale alla fine riusciamo comunque a ricostruire la storia, che parla di amore e ricordi, e di come senza quest’ultimi siamo condannati a ripetere gli stessi errori, prigionieri di noi stessi.
Le tappe della tipica relazione amorosa ci sono tutte: il conoscersi, l’innamorarsi, l’idealizzare, l’illudersi, il deludersi, il lasciarsi. La domanda che viene da porsi è questa: è meglio aver amato e perduto o non aver mai amato? Il film coniuga l’estro visivo con un contenuto critico. Siamo in una società fatta di relazioni superficiali, in cui tutto corre veloce e non si è più disposti a soffrire per amore, nell’egoistica ricerca di un edonismo personale. La critica è anche alla medicina, e alla tecnologia, come mezzo risolutore di questioni personali e relazionali. La Lacuna Inc. infatti dà la possibilità di ricostruirsi una vita senza dover affrontare i traumi della separazione, senza metabolizzare i fantasmi del passato. Joel e Clementine, a cui danno corpo in vibranti e toccanti performance un malinconico Jim Carrey e una turbolenta Kate Winslet, sono incapaci di gestire il passato e di guardare al futuro.
Surrealismo e realismo

Se mi lasci ti cancello sembra dirci che non tanto ci spaventa separarci da chi amiamo, quanto il fatto di svanire dai suoi ricordi. Se spariamo come ricordo, siamo morti. Nessuno ci può raccontare, la nostra storia si dissolve e non abbiamo più senso.
Nel film i ricordi di Joel interagiscono con la loro cancellazione, sono oggetti che si smaterializzano, volti irriconoscibili, stanze buie, ambientazioni oniriche. La sfocatura della fotografia è essenziale, in quanto le immagini tendono a non scomparire mai del tutto, ma rimangono sullo sfondo come foto sbiadite di un passato che inconsciamente persiste. L’intreccio della pellicola è discontinuo, l’epilogo della storia ne diventa il prologo. Si entra e si esce continuamente dalla mente del protagonista, tra continui scarti spazio-temporali, senza ordine né linearità.
Ma il film si fa portatore di una speranza: Joel si ribella alla macchina, lotta per salvare i suoi preziosi ricordi. Ecco che il tema fondamentale del film si rivela: non la cancellazione della memoria, bensì la sua persistenza. Il viaggio nella memoria di Joel diventa il tentativo di costruire il proprio futuro partendo dalla riscoperta del proprio passato. Pena la riproposizione meccanica degli stessi errori messi in atto nelle precedenti relazioni. E tutto questo, nonostante l’elemento fantascientifico, viene rappresentato in un presente iperrealistico e senza effetti speciali. Le situazioni infatti sono inverosimili, eppure si trattano temi estremamente umani. Gondry trova un equilibrio tra il surrealismo (di quanto ripreso e della transizione di un ricordo nell’altro) e il realismo (le riprese con la macchina a mano e l’armamentario scenografico paradilettantistico).
Tempo ciclico e tempo lineare
Nello scorrere dei fotogrammi il film chiede allo spettatore di lasciarsi andare alla potenza delle sue immagini, spesso scombinate e oniriche (quali ad esempio il letto sulla spiaggia, la pioggia dentro la stanza, l’incastrarsi di un ambiente nell’altro). Ma alla fine della pellicola non può non esserci interiorizzazione. Se mi lasci ti cancello pone molte domande, ma non ci lascia comunque con una risposta univoca. Le soluzioni sembrano quasi essere racchiuse in pochi ammirati momenti, da cui lasciarci avvolgere, come l’inquadratura finale imbiancata dalla neve fitta.
Tutto quanto viene sottoposto alla visione e all’ascolto spettatoriale (fotografia, montaggio, movimenti di macchina, musica e parole), contribuisce alla trasmissione di un unico messaggio che afferma che il passato non può e non deve essere dimenticato. E il film ci mostra come non è possibile ridurre ad una mera questione di chimica e manipolazioni di informazioni la complessità e la bellezza del pensiero umano e del modo in cui emozioni, ricordi, sentimenti si intrecciano fra loro.
Se mi lasci ti cancello è insomma l’emblema della commedia romantica postmoderna. In cui, alla classica dichiarazione d’amore, subentra piuttosto la speranza di un affetto che resista all’inevitabile progredire del tempo e alla voluta rimozione da mente e cuore. Il risultato non è perfetto, vista la libertà lasciata allo spettatore. Il quale può spaziare in un universo pieno di tutto e di niente, in cui ogni cosa è possibile e quindi nulla è reale. Ma il finale, ambientato nel mondo “vero” e concentrato sui personaggi protagonisti e le poche brevi parole che essi si concedono, trasuda verità. Sospeso com’è tra la seconda opportunità e la ripetizione di un errore, tra tempo ciclico e tempo lineare, quale è la natura stessa del film.