La La Land: lo spettacolare sogno in musica e Technicolor di Damien Chazelle
Tutto inizia in un’assolata e afosa Los Angeles, sulla rampa dell’autostrada California Highway Patrol tra la 110 e la 105. È mattina e le automobili sono bloccate nel traffico. In questo ingorgo di lamiere, i clacson e le autoradio lasciano gradualmente il posto a note musicali, per poi esplodere nel primo grandioso numero di canto e ballo di La La Land. C’è la confusione, la fatica, ma anche la gioia del racconto delle proprie aspirazioni di successo ad Hollywood. Un numero che rispecchia esattamente a che punto della loro vita si trovano Mia e Sebastian, protagonisti del nuovo spettacolare film scritto e diretto da Damien Chazelle. Il regista statunitense se con Whiplash ci aveva ipnotizzati a ritmo di batteria, ora ci porta dritti nel cuore di una magia.
“Dedicato ai folli e ai sognatori”
Un film, un musical, “Dedicato ai folli e ai sognatori”, come recita la frase di lancio. Perché folli e sognatori sono i personaggi interpretati da Emma Stone (Irrational Man) e Ryan Gosling (Blue Valentine): lei, cameriera che vorrebbe diventare un’attrice ma purtroppo persa nel suo loop che la conduce senza svolte da un’audizione all’altra; lui, pianista jazz che spera di poter aprire un giorno un locale tutto suo dove questo genere musicale possa tornare ad avere totale dignità e attenzione. Mia e Sebastian non si sentono felici né realizzati, eppure si incontrano e, un po’ per volta, si innamorano. Amandosi e incoraggiandosi, sostengono e indirizzano a vicenda i propri sogni. Fino a quando i compromessi iniziano a bussare alla porta, chiedendo di effettuare scelte che condizioneranno per sempre la loro carriera e relazione.
From Damien Chazelle with Love
Con La La Land Damien Chazelle filma l’Amore. Quello tra un uomo e una donna, così forte “da illuminare i cieli, da aprire il mondo e farlo girare”, come canta City of Stars, uno dei brani più belli della pellicola. L’amore per i propri sogni, a prescindere da quanto folli possano sembrare, apertamente dichiarato nella struggente Audition (The Fools Who Dream) cantata da Emma Stone.
Ma anche l’amore per Los Angeles, che nella storia del cinema è stata molte cose (città di lusso, di vacuità, sfondo di film noir…) ma ora è anche un personaggio a se stante, vivace e romantico, da scoprire oltre la sua facciata glamour, una musa da cui farsi ispirare e una tela su cui dipingere le proprie emozioni in Technicolor.
Per il Musical e per il Cinema
E ancora, l’amore per il musical, quello classico di Hollywood degli anni ’40, ’50 e ’60 (ma con un dichiarato occhio di riguardo a Les Parapluies de Cherbourg di Jacques Demy), leggero e gioioso ma adatto a una sensibilità contemporanea così da rendere “reale” un genere che non lo è affatto, in cui le canzoni non interrompono la narrazione ma la portano avanti con fluidità, creando piccole parentesi di incanto e poesia.
E amore per il Cinema, quello con la C maiuscola, “bigger than life” ma anche così capace di cogliere sfumature della realtà spesso invisibili; un amore proclamato fin dall’apertura, con lo schermo che si allarga per annunciarci che il film che vedremo sarà in un magnifico Cinemascope, e ribadito per tutto il corso di La La Land con movimenti di macchina che ci portano nel mezzo dei movimenti di danza come fossimo anche noi lì, con piani sequenza, sovraimpressioni, iris, ma anche citazioni e rimandi più diretti al cinema che fu, come nella gigantografia di Ingrid Bergman presente nella camera da letto di Mia.
Fantasia al potere
Damien Chazelle contagia con la sua passione e fantasia tutti i suoi collaboratori, così da portarli esattamente dove vuole lui, facendo rispondere ogni piccolo dettaglio all’insieme della sua visione. Los Angeles è incantevolmente fotografata da Linus Sandgren quasi fossimo di fronte un’opera pittorica. Guardando al passato quando davvero il colore era una novità spettacolare, Sandgreen fa risplendere Los Angeles e i suoi protagonisti di tonalità brillanti e irrealistiche, come quelle del tramonto che fa da sfondo al numero A Lovely Night. O bacia di luce da palcoscenico Mia e Sebastian, isolandoli dal mondo esterno per renderli anche ai nostri occhi protagonisti della loro intimità.
La La Land mette al centro dei riflettori non la “Città degli angeli” da stereotipo o cartolina, ma ci porta a scoprirne gemme più nascoste. Al di là degli appartamenti, dei teatri off o delle sale per le audizioni, scopriamo luoghi da intenditori, come il Lighthouse Café, dove hanno suonato stelle del jazz quali Miles Davis, o il Griffith Observatory, dentro cui Mia e Sebastian si lasciano andare a un meraviglioso valzer tra le stelle “a gravità zero”.
Fotografia e Costumi
A coreografare le danze eseguite da Emma Stone e Ryan Gosling, magari in maniera imperfetta eppure ammaliante, troviamo Mandy Moore (quattro volte candidata agli Emmy), che riesce a creare digressioni di bellezza fuori del tempo e della realtà. Dal canto loro Emma e Ryan, tra passi di tip tap e sguardi complici, riportano alla mente classiche coppie celebri del cinema, emanando una perfetta alchimia e brillando per tutte le due ore e più del film di bravura e di una luce al tempo stesso calda e struggente, gioiosa e malinconica… come è la vita stessa, soprattutto di chi i sogni li considera cosa seria.
I costumi indossati da Mia e Sebastian, firmati da Mary Zophres, seguono lo sviluppo stesso della loro personalità. Gli abiti di Mia, infatti, sono inizialmente brillanti, come la sua personalità di giovane donna ambiziosa, per poi farsi via via meno saturi con l’avanzare della maturità; lo stile di Sebastian rispecchia invece anche visivamente il suo legame con un genere musicale di altri tempi che non vuole far morire, i suoi sforzi per far appassionare gente di oggi a musiche di ieri. Esattamente come sembra fare Damien Chazelle con il musical.
Un equilibrio perfetto
Il giovane regista statunitense porta su schermo il mondo che conosce e che ama, cercando di spiegarci attraverso la sua sensibilità perché dovremmo amarlo a nostra volta. Prosegue il discorso iniziato con Whiplash sulla bellezza e i sacrifici del jazz e il difficile equilibrio tra vita e arte, ma anche ci apre le porte (per alcuni, semplicemente della memoria) a un universo di leggiadria e movimento, musiche e canzoni, sempre in bilico tra fantasia e realtà, innovazione e classicismo… riuscendoci perfettamente. Lo spettatore non si stupisca quindi se, uscito dalla sala, si metterà subito a cercare la colonna sonora firmata da Justin Hurwitz per le musiche e Benj Oasek e Justin Paul per le parole.
Un equilibrio che Chazelle porta avanti per tutto La La Land, lasciandosi tuttavia andare alla più completa irrealtà e teatralità nella sequenza finale intitolata Epilogue, in cui sceglie di non porsi limiti, per regalarci uno dei più struggenti What If mai visti al cinema.
Vincitore di 7 Golden Globe, del Premio del Pubblico al Toronto International Film Festival, della Coppa Volpi ad Emma Stone al Festival di Venezia e di sei premi Oscar (su 14 nomination) riuscito a divenire un istant cult. E tutti noi, folli e sognatori che tra le stelle danzanti abbiamo lasciato il cuore, non possiamo che esserne felici.