Halloween: il ritorno di Michael Myers

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Era il 1978 quando John Carpenter portava sul grande schermo Halloween – La notte delle streghe, un horror che avrebbe fatto scuola, caratterizzato  da un’eroina pura e casta – un’esordiente Jamie Lee Curtis -, un killer taciturno e spietato ed una colonna sonora inquietante ed iconica. A distanza di 40 anni e molti sequel dopo, Michael Myers è tornato, pronto a scatenare ancora una volta la sua furia omicida e portare così a compimento gli omicidi di decenni prima, chiudendo il conto in sospeso con l’unica sopravvissuta, Laurie.

A dirigere il sequel (presentato alla Festa del Cinema di Roma), che si riallaccia direttamente al primo inarrivabile Halloween ed ignora quindi i vari film usciti nel corso degli anni, troviamo David Gordon Green, noto regista di commedie (Strafumati, Lo spaventapassere, Your Highness), autore anche della sceneggiatura insieme a Danny McBride e Jeff Fradley. Protagonisti della nuova notte di terrore sono Jamie Lee Curtis e Nick Castle, i quali riprendono rispettivamente i ruoli di Laurie Strode e di Michael Myers, Judy Greer, Virginia Gardner e Will Patton.

Nuova notte di terrore

Halloween

Sono passati 40 anni dalla carneficina che Michael Myers fece nella notte di Halloween nella cittadina di Haddonfield. In questi decenni il killer è rimasto rinchiuso in una struttura di cura in cui è rimasto in completo silenzio. L’uomo infatti ha deciso di non aprire assolutamente bocca, mantenendo un inquietante silenzio.

Approfittando del trasferimento in un’altra struttura, Michael riesce a fuggire e si mette in cerca dell’unica persona che anni prima era sopravvissuta alla sua furia, la giovane Laurie Strode. Dopo tanti anni è giunta finalmente la resa dei conti.

Il ritorno dell’uomo nero

Halloween

È innegabile che Michael Myers e la sua maschera siano simboli iconici del cinema horror slasher. Un’assassino che sembra inarrestabile e il cui costante silenzio lo fa essere ancora più inquietante, sono entrati da tempo nell’immaginario collettivo. Non è un caso che nel corso degli anni Halloween abbia avuto la bellezza di sette sequel (tre originali e quattro aprochifi) a cui vanno aggiunti i due prequel/remake ad opera di Rob Zombie.

Non c’è quindi da stupirsi se nel 40° anniversario del capitolo originale il noto killer torni a scatenarsi e a seminare paura e morte sul grande schermo. Così come non c’è da stupirsi se a cercare di fermarlo sarà proprio colei che decenni prima era riuscita a sopravvivergli e a sconfiggerlo. Finalmente è l’ora della resa dei conti finali.

Un nuovo incontro/scontro quello tra Laurie e Michael che sulla carta è più che emozionante e che avrebbe dovuto fare la felicità di tutti i fan della saga e del cinema di genere. La verità è che tra la speranza e la realtà delle cose c’è un’abisso enorme, e purtroppo a conti fatti  il nuovo Halloween non riesce nel suo intento. Perché è innegabile che John Carpenter e il suo film siano inarrivabili, ma è altrettanto vero che è lecito aspettarsi un film che sia all’altezza. Ma non sempre i sogni son desideri.

In Jamie Lee Curtis we trust

Jamie Lee Curtis in Halloween (2018)

La verità è che difficilmente scomodare film o personaggi iconici e riportarli al cinema risulta essere un’idea vincente. In particolare se l’idea di base è sostanzialmente inesistente. L’Halloween di David Gordon Green sfortunatamente non fa eccezione. La pellicola è l’ennesima occasione mancata, in cui i (molti) rimandi all’opera originale, le molte scene di lotta e gli omicidi, l’inconfondibile colonna sonora non sono sufficienti a farne un horror degno di nota. Il problema principale risiede nella sceneggiatura, la quale non riesce a dare vita ad una storia avvincente ed interessante e in cui le grandi assenti sono la paura, la tensione e la suspence. Mancanze imperdonabili per un horror.

Durante tutta la visione del film non si ha un minimo di questi elementi, per quanto la scene e la regia abbiano come unico intento quello di spaventare, non ci riescono. 115 minuti di noia o quasi, in cui la faccia dell’assassino non viene mai mostrata – in fin dei conti il suo vero volto è la maschera che indossa – che inizia a destarsi e a catturare l’attenzione dello spettatore solo nei minuti finali, dove il definitivo confronto tra Laurie e Michael prende vita, mettendo i due finalmente a confronto. Una lotta che non poteva che ambientarsi in una grande casa, con molti armadi e con qualche trucco nascosto.

Un film quindi che si sveglia nel finale e che convince per come Michael Mayers viene presentato, ovvero il male assoluto, per i titoli di testa che vedono una zucca distrutta ricomporsi lentamente in time laps piena di significato ed ovviamente per il ritorno di Jamie Lee Curtis nei panni di Laurie, che da semplice ragazza si è trasformata in una vera e propria guerriera.

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Emanuele Bianchi

Appassionato di cinema, fotografia, teatro e musica sin da piccolo decide di farne il suo lavoro. Miyazakiano convinto, tanto da incentrare la sua tesi sul suo cinema, e divoratore di anime tanto da volere Eikichi Onizuka come professore al liceo, è uno Jedi come suo padre prima di lui e “nato pronto” e sì, anche un inguaribile nerd (pollice verso per coloro che non colgono le citazioni). Laureato in cinema presso il DAMS di Roma 3 e diplomato in fotografia presso il CST, negli anni ho collaborato con varie testate web di cinema. Giornalista pubblicista iscritto all'albo. Sempre in movimento, perennemente in ritardo. Co-Fondatore di PopCorn Society.

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