Aquaman: le origini di un eroe che unirà due mondi
Ideato da Mort Weisinger e Paul Norris nel 1941, Aquaman è uno dei personaggi DC Comics più noti, almeno per gli assidui lettori di fumetti. Il personaggio ha esordito sulle pagine di More Fun Comics e nel corso degli anni ha avuto molte incarnazioni editoriali. Se all’inizio era un uomo comune che grazie alla continua esposizione ad ambienti subacquei, dovuti alla ricerca di Atlantide insieme al padre, riusciva non solo a respirare a lungo sott’acqua ma anche a parlare con tutte le creature sottomarine, oltre ad forza sovrumana, col tempo le sue origini sono state riscritte.
La versione delle sue origini più nota infatti è quella che vede Arthur Curry essere figlio di un guardiano del faro e dell’atlantidea Atlanna – in una delle versioni regina della mitica città perduta – dalla quale eredita i suoi poteri. Una volta scoperta l’origine della sua doppia natura deciderà di usare il suo talento al servizio della giustizia.
Dopo essere apparso con un cameo in Batman v Superman e aver fatto parte della Justice League per fermare il temibile Steppenwolf, Aquaman è pronto a tornare sul grande schermo con un’avventura che lo vede assoluto protagonista e che oltre a riportarlo a casa lo vedrà accettare finalmente il suo destino.
Sinossi
Dopo aver sconfitto Steppenwolf e salvato il mondo, Arthur Curry torna alla sua vita di tutti i giorni. Il superumano continua ad usare i suoi poteri per aiutare i bisognosi. Rifiutandosi ancora di sedere sul trono di Atlantide che gli spetta di diritto. L’eroe quindi si divide tra un birra con il solitario padre guardiano del faro e salvataggi in mare. Un mondo quello della leggendaria civiltà da cui si tiene volutamente alla larga, perché responsabile della morte dell’amata madre.
Un mondo che però andrà da lui perché stufo della scelleratezza e dell’egoismo degli uomini, che stanno distruggendo gli oceani. Decisi a vendicarsi di secoli di soprusi gli atlantidei guidati da re Orm, fratellastro di Arthur, hanno intenzione di muovere guerra alla superficie. Starà ad Arthur, con l’aiuto della principessa del regno di Xebel Mera, fermare Orm ed evitare così una catastrofica guerra. Per farlo dovrà recuperare il leggendario tridente di re Atlan e dimostrare così di essere il vero re di Atlantide.
Diventare re
Un eroe tanto spaccone quanto riluttante. Così ci è stato presentato l’Aquaman di Jason Momoa, ma se nella precedente apparizione cinematografica queste due caratteristiche era ben evidenti, nel film stand alone a lui dedicato l’eroe è più maturo e consapevole del suo ruolo. O quanto meno del fatto che non può restare in disparte per sempre, soprattutto quando il mondo è in pericolo. Ecco quindi che nonostante la sua estrema riluttanza non esiterà a fare la cosa giusta. Una decisione che lo porterà a confrontarsi con la sua metà atlantidea, con il suo passato e (inevitabilmente) il suo futuro.
Quella scritta da David Leslie Johnson-McGoldrick e Will Beall è un’avventura che porterà Arthur per mare e per terra sia alla ricerca del mitico tridente che racchiude il potere dei mari, sia alla scoperta di sé stesso e del suo destino. Un vero e proprio viaggio dell’eroe tra città sottomarine ultra tecnologiche, oceani nascosti, mari di sabbia, antiche città nascoste e molto altro. Un’avventura che attinge a piene mani da film come Indiana Jones, Alla ricerca della pietra verde e simili per un film on the road in cui non mancano pericoli mortali e misteri da risolvere.
Una vicenda in cui azione ed adrenalina abbondano tra combattimenti corpo a corpo, inseguimenti sottomarini e mostri incredibili. 140 minuti che faranno la felicità dello spettatore che troverà proprio ciò che si aspetta: un blockbuster caciarone capace di intrattenere e divertire. Un cinecomic dai colori sgargianti e dalla CGI imponente capace di catturare.
Un pesce fuor d’acqua
Purtroppo però non tutto è oro quel che luccica. O per restare in tema, il film è in gran parte un buco nell’acqua. Ed anche bello grosso. Perché se Aquaman funziona dal punto di vista dell’azione, del divertimento e dell’intrattenimento, è nella sceneggiatura che ha la sua grande pecca. Perché per quanto il viaggio che l’eroe intraprende per mare e per Terra sia intrigante almeno sulla carta, non riesce del tutto nel suo intento.
Come Arthur Curry e Mera lasciano gli Oceani la storia naufraga, non tanto per le tante similitudini con altri franchise, ma perché tutto quello che accade non riesce a catturare lo spettatore, il quale assisterà passivamente (o quasi) alle vicissitudini dei due. Inoltre come se non bastasse non mancano ironia spicciola, caratteristica tipica delle commedie di serie b, e momenti che definire trash è un complimento. Più che un cinecomic si ha la sensazione di vedere una via di mezzo tra un cinepanettone e uno spot Dolce & Gabbana.
Purtroppo tutta la parte centrale del cinecomic non riesce a portare sullo schermo e a trasmettere quel senso di avventura e complicità che ci si aspetterebbe. Gli spettatori si sentono dei veri e propri pesci fuor d’acqua, così come i personaggi, che si ritrovano a vagare per il deserto del Sahara e la Sicilia tra antiche rovine e mercatini in piazza. Un film che unisce più toni stilistici senza però un vero e proprio filo conduttore, dando vita così più che ad un film unitario a più scene messe insieme un po’ alla carlona.
Fortuna ci sono i villain
Ed è un vero peccato, perché come già detto le intenzioni erano più che lodevoli e buone. Fortunatamente a tenere un minimo a galla la nave ci sono i villain. Aquaman è uno di quei cinecomic in cui il cattivo di turno non è una statuina, ma motore dell’azione e soprattutto uno che dà filo da torcere al nostro eroe. E qui di avversari temibili ne abbiamo ben due. Perché si sa, le disgrazie non vengono mai da sole.
Due nemici, Orm e Black Manta, che rappresentano il passato e il presente che vengono a far visita al “peccatore” di turno. Perché se il primo è il fratellastro che rivendica per sé il potere e il trono che non gli spettano e pronto a scatenare la guerra contro gli abitanti di superficie nella più classica della trama shakespeariana, Black Manta è il simbolo della vendetta di un uomo che ha perso tutto a causa di un’eroe che in un momento di debolezza si è fatto guidare dall’ira. Il più classico degli uomini che vuole vendicarsi contro gli dei.
Due nemici tanto diversi ma che hanno in comune l’odio per colui che è il ponte di congiunzione tra l’essere umano e gli atlantidei. Due persone guidate dalla rabbia e dalla sete di vendetta verso colui che ritengono essere la causa dei loro mali e che gli ha tolto quanto di più caro avessero. Nemici tanto determinati quanto pericolosi e capaci di tenere testa all’eroe.
Un film Aquaman che ha senza dubbio nel comparto visivo uno dei suoi punti di forza – nonostante è innegabile che in alcuni punti la CGI non funzioni alla perfezione – e che nonostante una storia circolare che funziona come si deve solo nella parte iniziale e finale, riuscirà a conquistare il pubblico grazie alle adrenaliniche scene di lotta e alla presenza scenica di Jason Momoa ed Amber Heard.