Quando c’era Marnie: realtà, fantasia e ricordi

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Ma Quando c’era Marnie di Hiromasa Yonebayashi (Arrietty – Il mondo segreto sotto il pavimento, 2010) è un commovente romanzo di formazione che piano piano entra nell’animo dello spettatore per restarci. Una pellicola in cui è difficile non riconoscersi in Anna, ragazza adolescente che a causa dell’asma sarà costretta a passare le vacanze in campagna dagli zii. Qui stringerà amicizia con l’enigmatica Marnie, la quale scomparirà misteriosamente. E proprio grazie alla particolare amicizia e al luogo a cui è legata in maniera profonda riuscirà a ritrovare sé stessa.

Un percorso di crescita in cui la protagonista imparerà a conoscersi e ad affrontare le sue paure, a sciogliere i molti dubbi che la attanagliano e ritrovare così il sorriso perduto. Un viaggio che affronterà insieme alla sua migliore amica, alla persona che più di ogni altra le è stata accanto e che la sosterrà nei momenti bui e la aiuterà a rialzarsi quando cade.

L’importanza del passato

Quando c'era Marnie

Quando c’era Marnie è una pellicola in cui il passato è una parte importante della storia, non solo di quella raccontata ma anche di quella di Anna. Il tempo ormai andato non viene trattato con nostalgia, come un qualcosa a cui guardare con rimpianto o dolore, ma è lo strumento principale per capire e comprendere il presente ed affrontare il futuro con serenità. È la chiave di volta per comprendere e capire meglio chi si è veramente e dissipare ogni dubbio.

Come nei migliori film della tradizione dello Studio Ghibli anche Quando c’era Marnie è un vero e proprio viaggio di crescita interiore in cui la protagonista alla fine della vicenda sarà la stessa dell’inizio, ma come Chihiro in La città incantata o Kiki in Kiki consegne a domicilio di Hayao Miyazaki, avrà acquisito consapevolezza, coraggio e fiducia in sé stessa. Una vera e propria persona “nuova” figlia delle esperienze passate e delle innumerevoli domande a cui ha trovato risposta.

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Realtà, fantasia e ricordi

Quando c'era Marnie

Hiromasa Yonebayashi porta sullo schermo una storia che conquista sin da subito, sia per i temi trattati che per il “mistero” che lo spettatore dovrà risolvere insieme alla protagonista, facendo di Quando c’era Marnie un “thriller” dove realtà, fantasia e ricordi si confondono. Perché nell’infanzia non esiste contrapposizione tra realtà e fantasia e per questo l’estate di Anna sarà una vera e propria avventura fantastica. Un film in cui la regia di Yonebayashi ci porta all’interno della storia e dell’animo tormentato della protagonista e che ha nella solida sceneggiatura uno dei suoi punti di forza. Lo script infatti riesce a non banalizzare e a trattare con delicatezza un tema come quello del passaggio dall’infanzia all’adolescenza. 

Una storia che tiene lo spettatore con gli occhi incollati sullo schermo, anche grazie agli stupendi disegni fatti ancora in maniera tradizionale  – ad eccezione di poche immagini digitali – e all’incantevole fotografia. Una storia che non potrà che emozionare. Impossibile infatti non commuoversi.

Quando c’era Marnie è consigliato sia agli amanti dello Studio Ghibili che a quelli dell’animazione giapponese in generale. Ma piacerà anche ai neofiti del genere. Imperdibile.

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Emanuele Bianchi

Appassionato di cinema, fotografia, teatro e musica sin da piccolo decide di farne il suo lavoro. Miyazakiano convinto, tanto da incentrare la sua tesi sul suo cinema, e divoratore di anime tanto da volere Eikichi Onizuka come professore al liceo, è uno Jedi come suo padre prima di lui e “nato pronto” e sì, anche un inguaribile nerd (pollice verso per coloro che non colgono le citazioni). Laureato in cinema presso il DAMS di Roma 3 e diplomato in fotografia presso il CST, negli anni ho collaborato con varie testate web di cinema. Giornalista pubblicista iscritto all'albo. Sempre in movimento, perennemente in ritardo. Co-Fondatore di PopCorn Society.

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