Panda! Go, Panda!: una famiglia particolare

Prima di divenire un regista di successo e di vincere premi Oscar, Hayao Miyazaki si occupava principalmente di storyboard, scenografia, animazione e sceneggiatura. Tra le prime da lui scritte vi è quella di Panda! Go, Panda!, mediometraggio di animazione diretto dal suo mentore ed amico Isao Takahata. Il film venne prodotto dalla Tokyo Movie al culmine della panda mania che si verificò in Giappone agli inizi degli anni ’70, quando nel Paese del Sol Levante arrivarono due panda giganti in prestito dalla Cina, prestito che rientrava nella cosìdetta Diplomazia del panda. Panda! Go Panda! arrivò nei cinema giapponesi nel 1972 abbinato al film Kaijū daifunsen: Daigorō tai Goliath.
Una famiglia particolare
La storia vede protagonista Mimiko, esuberante bambina che vive con l’anziana nonna. Rimasta sola per la partenza di quest’ultima, la ragazza inaspettatamente si ritroverà dentro casa Papanda e il figlio Pan. I due sono scappati dallo zoo dove vivenao in cerca di una casa più accogliente. Attratti dal bosco di bambù vicino la casa di Mimiko, decidono di curiosare nella casa, dove fanno amicizia con la bambina. I tre inizieranno una singolare convivenza, che vede Papanda diventare il papà di Mimiko ed assumere attegiamenti tipici del capofamiglia, mentre la bimba diventerà la mamma del piccolo Pan. Grazie a questa nuova e strampalata famiglia i tre vivranno una serie di incredibili avventure.
Avventure che continuano nel seguito Il circo sotto la pioggia (1973). Mimiko, Papapanda e Pan vivono ancora insieme e a loro si unisce Tigrotto, un cucciolo di tigre scappato dal circo che è appena giunto in città. I tre faranno di tutto per riportare il cucciolo alla mamma, inoltre salveranno anche gli animali del circo dall’inondazione che ha colpito la città.
Da Pippi calzelunghe a Panda!, Go Panda!
Guardando i due episodi di Panda! Go, Panda! ci si accorge a posteriore come contenessero molti degli elementi che poi Hayao Miyazaki avrebbe sviluppato nei suoi film. I due mediometraggi possono quindi essere considerati come un diamante grezzo della poetica del regista. Film in cui l’artista nipponico si è divertito a dare vita ad una storia leggera ma non per questo priva di significato.
Uno dei primi elementi che salta subito all’occhio è come i due film si basino su uno dei cardini dell’animazione giapponese, ovvero l’assenza di un adulto nella vita della protagonista. Mimiko resta sola ad inizio film per la partenza della nonna, mettendo in evidenza come nonostante la sua giovane età sia già in grado di badare a sé stessa e alla casa. Una bambina quindi indipendente, una piccola donna che non ha bisongo di nessuno. Mimiko è una perfetta e abile casalinga che si prende cura della casa e dei due panda, che sono diventati la sua famiglia. Eccola quindi intenta a spazzare e a preparare la colazione e come ogni madre e moglie non solo rimprovera il figlio perché non ubbidisce ma sprona anche il capofamiglia a non fare tardi a lavoro. Infatti per quanto gli adulti del paese si preoccupino per lei, la loro presenza sarà alquanto superflua. Come ogni eroina miyazakiana che ben conosciamo anche Mimiko è esuberante e vivace, un vero terremoto ambulante.
Un carattere questo del personaggio che non solo rispecchia una caratteristica dei prodotti dell’epoca – infatti negli anni ’70 molti i personaggi femminili con un carattere esuberante, esempio lampante è Hiyoko, la protagonista di Coccinella (てんとう虫の歌, Tentō mushi no uta, lett. “La canzone della coccinella“) -, una caratteristica che evidenzia come nell’infanzia i bambini siano tutti esuberanti, ma soprattutto perché il personaggio di Mimiko si basa molto su quello di Pippi calzelunghe. Infatti Takahata e Miyazaki inizialmente volevano realizzare una versione animata basata sul personaggio ideato dalla scrittrice svedese Astrid Lindgren, ma non ottennero i diritti. Successivamente molte delle idee per la serie vennero riutilizzate per Panda! Go, Panda!. Difficile infatti non vedere la somiglianza tra Mimiko e Pippi, sia livello caratteriale che visivo.
Tutto Hayao Miyazaki
Secondo elemento molto evidente è come la storia si basi sulla letteratura occidentale, una delle passioni di Hayao Miyazaki. Se la piccola protagonista è impostata su Pippi calzelunghe, la storia principale prende spunto dalla fiaba La storia dei tre orsi (o Riccioli d’oro e i tre orsi), che però qui viene ribaltata. Infatti in Panda! Go, Panda! sono i due animali fuggiti dalla zoo ad introdursi nella casa di Mimiko e i tre diventeranno subito amici. Richiamo alla fiaba anche in Circo sotto la pioggia, dove il personaggio di Tigrotto si comporta come riccioli d’oro, ovvero assaggiando il cibo dei padroni di casa, prova i letti e si addormenta in quello di Pan, fino al suo essere scoperto e allo spavento iniziale un po’ di tutti.
Due mediometraggi in cui la magia è presente sin dall’inizio, con panda capaci di parlare e che svolgono le stesse azioni che svolgono gli umani, come fare colazione seduti a tavola, fumare la pipa o andare a lavoro. I due panda (a cui in Il circo sotto la pioggia si aggiungono Tigrotto e gli animali dello zoo) per quanto siano animali sono anche e soprattutto la personificazione della natura, che non è mai doma.
Proprio la natura e il rapporto di essa con l’uomo è uno dei temi dei due mediometraggi, tema che spesso ritroveremo nella filmografia di Miyazaki. Natura con cui l’uomo in alcuni casi riesce a vivere in armonia, aspetto rappresentato dall’amicizia tra Mimiko e gli animali che incontra, ma che spesso l’uomo tenta di soggiogare. Esempio sono gli adulti del villaggio, in particolare il proprietario dello zoo da cui scappano Papanda e Pan e il proprietario del circo. Elementi che sono rappresentati anche visivamente. Se Mimiko, gli animali e la natura hanno colori vivaci e luminosi e i paesaggi ricordano i quadri impressionisti, gli adulti hanno colori più cupi. Non a caso il direttore dello zoo è vestito di nero e quello del circo di blu scuro e grigio. Una natura che l’uomo teme, sia perché incapace di instaurare una connessione che di dominarla e pronti a lasciarla al suo destino in caso di necessità.
Una natura ribelle e indomabile, che mostrerà all’uomo tutta la sua forza, in particolare in Il circo sotto la pioggia. Qui avremo un’inondazione – che ritornerà successivamente in Ponyo sulla scogliera – che annullerà lo spettacolo circense e che permetterà agli animali di tornare liberi. Animali che si impossesseranno della carovana cicrcense usandola per fuggire da una vita in gabbia. Un vero e proprio messaggio ecologista, che evidenzia come l’avidità umana e il suo voler governare anche ciò che non può essere governato causa solo disastri. Il regista ci mostra come la sola via percorribile sia riuscire a trovare un punto d’incontro. Se questo viene trovato in Panda! Go, Panda!, con Papanda che torna si allo zoo, ma che può liberamente uscire quando vuole, lo stesso non avviene ne Il circo sotto la pioggia, dove l’avido direttore viene punito perché tenta in tutti i modi di governare con fermezza gli animali, senza però riuscirci veramente.
Inoltre difficile non vedere in Papanda e il piccolo Pan una versione ante litteram dei Totoro. Non solo per la loro forma, anche e soprattutto per le espressioni. Ogni volta che Papanda ride arudo non vedere una somiglianza con il personaggio che diventerà il simbolo dello Studio Ghibli. Proprio l’orso è uno degli animali a cui Miyazaki si ispirerà per creare i Totoro.
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Un racconto semplice ma significativo
Nel corso della sua lunga carriera Hayao Miyazaki ci ha abituati a storie dalla trama semplice e lineare, ma non per questo meno significative. Non fa eccezione la prima sceneggiatura scritta dal Maestro, che presenta una vicenda dai toni scanzonati, semplicistici e tutt’altro che ingarbugliata. Proprio la spontaneità è uno dei punti di forza del film, sin da subito infatti il film cattura perché mostra allo spettatore semplici scene di vita quotidiana in cui è facile riconoscersi, un film che trasmette tutta la candidezza e la tranquillità della vita campestre ma anche la frenesia della vita in città. Storie quelle raccontate in Panda! Go, Panda e Il circo sotto la pioggia che sono delle fiabe moderne in cui abbondano elementi sovrannaturali e fantastici ma che sono permeati da elementi reali, facendo si che il tutto risulti credibile.
Nonostante le storie raccontate nei due mediometraggi siano basilari non sono affatto superficiali, per quanto possano sembrarle ad un primo sguardo. Anche se il target di riferito sono i bambini e quindi il linguaggio usato è a dir poco elementare per permettere ai più piccoli si di divertirsi, ma anche di capire appieno tutti i messaggi contenuti. Messaggi volti a far capire ai piccoli spettatori – ma anche ai più grandi – l’importanza della natura e la sua bellezza, in una società (in particolare quella giapponese degli anni ’60-’70) dove l’urbanizzazione delle campagne era all’ordine del giorno. Film che pongono l’accento anche sull’essere coraggiosi, anche davanti alle avversità, da abbracciare come fossero vecchi amici, e di non temere di chiedere aiuto nel momento del bisogno.
Panda! Go, Panda! è un film che ha un elemento che non ritroveremo (quasi) più nei film di Hayao Miyazaki, ovvero la comicità slapstick, che riesce sempre a far ridere di gusto. Uniche eccezioni in cui sarà massicciamente presenti sono la serie TV di Lupin III e il film Lupin III e il castello di Cagliostro, ma in questo caso tale comicità è intrinseca del personaggio. Altrimenti ne avremo giusto degli accenni, come ad esempio in Laputa – Castello nel cielo e Porco Rosso. Miyazaki si affida molto ad una comicità che punta tutto sulla fisicità dei protagonisti, in particolare sulla mole di Papanda (che è troppo grande per vivere in una casa) e sull’agilità ed esuberanza di Mimiko, che non perde occasioni per fare verticali o correre senza sosta.
Panda! Go, Panda! è una storia allegra e spensierata ma capace anche di far riflettere. Una slice of life che ha per protagonista una bambina a dir poco vivace e due panda in cerca di serenità, dove realtà e magia sono due facce di una stessa medaglia che si amalgamano alla perfezione. Un film per bambini in grado di parlare anche agli adulti. Buon umore assicurato.