Mary e il fiore della strega: il primo anime dello Studio Ponoc porta avanti la tradizione Ghibli

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È stato un viaggio faticoso e sostenuto da una passione forte e pura quello che ha portato Hiromasa Yonebayashi a firmare il suo terzo lungometraggio animato da regista. Terminata la lavorazione di Quando c’era Marnie e conclusa l’esperienza ventennale presso lo Studio Ghibli, un solo pensiero martellava in testa al regista di Arrietty – Il mondo segreto sotto il pavimento: “Fino a quando ne avrò la possibilità, voglio fare film d’animazione”.

Tre anni di discussioni, progettazione e lavorazione, hanno condotto alla nascita di due creature: l’anime Mary e il fiore della strega (Meari to Majo no Hana), e lo Studio Ponoc. Ovvero una nuova società di produzione dove hanno riunito le proprie forze animatori dello Studio Ghibli – incerti sul suo futuro – e altri talenti del mondo dell’animazione nipponica.

Sinossi

Recensione de Mary e il fiore della strega, film dello Studio Ponoc diretto da Hiromasa Yonebayashi e tratto dal romanzo La piccola scopa.

Come già per i precedenti anime di Yonebayashi, anche Mary e il fiore della strega si basa su una storia opera di una scrittrice britannica. In questo caso ad essere adattato dallo stesso Yonebayashi insieme a Riko Sakaguchi (già alla scrittura de La storia della principessa splendente) è il romanzo per ragazzi scritto nel 1971 da Mary Stewart La piccola scopa (edito da Rizzoli).

Al centro della narrazione c’è la protagonista del titolo, Mary, una bambina di 10 anni dalla folta capigliatura rossa, da lei detestata. Nel corso delle noiose vacanze estive trascorse presso la casa della prozia, Mary un giorno segue i due gattini Tib e Gib nel bosco. Qui, trova un fiore raro e splendente, il “Fiore della Strega”. Mary scoprirà trattarsi di un fiore magico che le donerà poteri straordinari, catapultandola in un’incredibile e inaspettata avventura. A cavallo di una scopa la bambina finirà all’Endors College, una scuola di magia capeggiata da Madame Mumblechook e dal docente Dottor Dee. Gli imprevisti e i guai non tarderanno ad arrivare.

Una streghetta sui generis

Recensione de Mary e il fiore della strega, film dello Studio Ponoc diretto da Hiromasa Yonebayashi e tratto dal romanzo La piccola scopa.

A primo impatto Mary e il fiore della strega potrebbe sembrare una rielaborazione di film precedenti. Quali la saga di Harry Potter o soprattutto Kiki – Consegne a domicilio. Ma, a conti fatti, ad accomunare queste opere è solo la componente magica. A Yonebayashi non interessa infatti approfondire il mondo degli studi di magia, né Mary è una streghetta in via di addestramento. Quanto piuttosto una bambina come tante, che solo per caso si ritrova a vivere e affrontare una situazione più grande di lei.

Ambientata nell’arco di un giorno e mezzo in un imprecisato paese (per le cui location gli animatori si sono ispirati all’inglese contea di Shropshire), quella che Yonebayashi narra per incantevoli immagini animate è una storia di formazione e maturazione in cui la componente magica è solo un pretesto. Che mostra piuttosto come il coraggio possa essere più potente di incantesimi e affini.

Meno poetico e filosofico rispetto ai lavori di Miyazaki e Takahata e meno malinconico del precedente Quando c’era Marnie, Mary e il fiore della strega si concentra sull’Avventura della protagonista, che porta non solo alla scoperta di un mondo Altro ma anche del valore dell’amicizia e della vita. Regalando agli spettatori un racconto da cui lasciarsi visivamente avvolgere e coinvolgere. Tra azione dinamica e riflessioni più intime, momenti divertenti e altri più dark, adatto a grandi e piccoli.

Un incantevole mondo animato

Recensione de Mary e il fiore della strega, film dello Studio Ponoc diretto da Hiromasa Yonebayashi e tratto dal romanzo La piccola scopa.

Grande attenzione viene posta come sempre da parte degli animatori di scuola Ghibli alla realizzazione di scenografie e fondali, che portano lo spettatore da un’idilliaca campagna di stampo british a un colorato universo di fantasia raggiungibile a cavallo di una scopa. Sfondi il più possibile dipinti a mano dal team di artisti degli studi della Deho Gallery, Inc., nata nel 2015 e specializzata in background art. Il cui scopo è preservare l’artigianalità e bellezza del disegno animato.

Anche in Mary e il fiore della strega i dettagli di alcune scene catturano l’occhio. Che si perde negli arredamenti interni, nella vegetazione inglese (opera di Kazuo Oga, creatore della foresta di Totoro e di Mononoke) e nelle succulenze gastronomiche. Così come l’animazione si dimostra di eccelso livello, come constatabile nelle scene di volo o in cui è presente l’elemento acquatico, cavallo di battaglia di Yonebayashi.

Lo Studio Ponoc (il cui nome sceglie la parola serbo-croata per “mezzanotte” a indicare “il momento in cui un giorno finisce e un altro comincia”) non firma con questo esordio animato un capolavoro del genere. Eppure conquista con la sua gentilezza e gioia, ponendosi – come il nome dello Studio suggerisce – nel solco della tradizione Ghibli, a cui non fare concorrenza, ma da portare avanti nel medesimo spirito e qualità. Riuscendoci benissimo.

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Giorgia Lo Iacono

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