L’uovo dell’angelo: il criptico e onirico film di Mamoru Oshii
Era il 1985 quando in Giappone usciva L’uovo dell’angelo (天使のたまご, Tenshi no tamago), OAV scritto e diretto da Mamoru Oshii (qui al suo primo lavoro come regista indipendente), disegnato da Yoshitaka Amano (character design della saga videoludica Final Fantasy) e prodotto dallo Studio Deen e dalla Tokuma Shoten. Ora a distanza di ben quarant’anni il film arriva finalmente anche nei cinema italiani grazie a Lucky Red.
La storia è ambientata in un mondo desolato e praticamente privo di vita, in cui una misteriosa bambina accudisce con gelosia un grande e misterioso uovo. Nel suo girovagare per la città deserta incontra un guerriero armato con un fucile a forma di croce. Inizialmente impaurita dal soldato, la bambina ne rifiuta la compagnia, per poi accoglierlo nella speranza di porre fine alla sua solitudine. Due personaggi misteriosi e privi di nome che girovagano in un mondo post-apocalittico dove la salvezza sembra ormai impossibile.
L’uovo dell’angelo, un film criptico

L’uomo dell’angelo è uno degli anime più criptici, misteriosi e simbolici che siano mai stati prodotti. Con pochissimi dialoghi ed una trama praticamente inesistente, il regista Mamoru Oshii decide di puntare tutto sul simbolismo e sulla forza delle immagini. Un OAV che pone tantissime domande senza però dare risposte, o meglio lascia che sia lo spettatore a dare una propria e personale interpretazione.
Un’opera intrisa di riferimenti religiosi, in particolare al cristianesimo e all’ebraismo, dove nulla è ciò che sembra. Un film in cui il simbolismo è ben presente e dove non mancano riferimenti agli angeli, ad esseri superiori e al ciclo vitale, rappresentato non solo dall’uovo, ma anche dall’Albero della Vita e dal continuo scorrere dell’acqua. Quest’ultima allo stesso tempo fonte di vita ma anche portatrice di distruzione e morte. Sin da subito lo spettatore viene portato in un mondo gotico post-apocalittico, dove a farla da padrone sono i colori cupi e un’atmosfera spettrale. Un mondo dove la speranza è ormai svanita e privo di memoria. Un mondo dove tutto è ormai un vago ricordo e la salvezza un miraggio.
Non a caso ci viene raccontata una versione alternativa del Diluvio Universale, dove la colomba liberata da Mosè per verificare se si fossero ritirate le acque non è mai tornata, così come non è un caso che la pioggia cada incessante. L’uovo dell’angelo è un film cupo, dove la desolazione, la solitudine e la disperazione sono imperanti. Una storia dominata da colori scuri, dove la notte sembra eterna e dove le uniche note di colore appartengono ai due protagonisti, due vie completamente opposte per raggiungere la salvezza. Ammesso che sia possibile.
Se la bambina può essere vista come il servo fedele di Dio, di colei che custodisce il segreto della vita e simbolo della vita contemplativa, il guerriero è la personificazione non solo della vita attiva – che nella tradizione giudaico-cristiana sono rispettivamente rappresentate da Rachele e Lia – ma soprattuto dell’uomo che uccide dio, liberandosi così dei limiti imposti dalla vecchia società e seguendo finalmente un cammino nuovo.
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Perdita dell’innocenza

L’uovo dell’angelo è uno di quei film che parla di tutto ma che allo stesso tempo non parla di nulla perché non ha una trama vera e propria, ma è di base arte allo stato puro. Tutto il film è una vera e propria gioia per gli occhi, grazie agli splendidi disegni di Yoshitaka Amano, il cui tratto è inconfondibile. Una storia criptica che sembra non avere né capo né coda ma che non solo nasconde molteplici chiavi di lettura, ma in cui tutto ciò che vediamo è soggetto ad un’interpretazione personale. Quindi presenta tutto e il contrario di tutto. Lo stesso regista affermò di non saper ben spiegare di cosa parlasse il film.
Una vicenda dove sogno e realtà si fondono e confondono, dove gli opposti sono indisolubilmente legati tra loro e dove tutto è caratterizzato dalle tante ombre e dalle poche luci. Una storia che parla della disperaa ricerca di sé stessi e del senso della vita, che è sempre sfuggente. Una vicenda che pone l’accento sul fragore della guerra – motivo per cui quando in scena ci sono i carri armati fanno un rumore assordante -, sul peso della solitudine e la voglia di contatto umano e di come questi possa essere un’ancora di salvezza ma anche il motivo che porta alla disperazione.
Un film L’uovo dell’angelo che parla anche di redenzione, disperazione ma anche (e forse soprattutto) di perdita dell’innocenza. Se il ragazzo l’ha persa diventando un soldato e andando in guerra, la ragazza la perderà non riuscendo a proteggere ciò che ha di più caro e fidandosi della persona sbagliata. Una perdita dell’innocenza che porta i due personaggi a reagire in maniera completamente diversa, una più razionale e l’altra emotiva, entrambe però guidate dallo sconforto, dal dolore e dalla rabbia. Una storia dove l’uovo del titolo è ancora di salvezza e speranza ma anche feticcio divino da distruggere per poter continuare a viaggiare e vivere, per andare avanti. Simbolo delle catene che da sempre imprigionano l’uomo alla religione.
Un film sicuramente non per tutti, che si prende i suoi tempi e che punta tutto sull’immagine e sul simbolismo, il tutto condito da una splendida ed inquietante colonna sonora, opera di Yoshihiro Kanno. Un viaggio irreale in un mondo onirico e distopico, dal ritmo compassato, dove abbondano lunghe inquadrature e che ad una prima visione può stordire ma che sicuramente stupisce. Da vedere assolutamente.
L’uovo dell’angelo al cinema dal 4 al 10 dicembre distribuito da Lucky Red.
