Kiki – Consegne a Domicilio: la crescita di una giovane strega

Il 24 aprile del 2013, con un colpevole ed inspiegabile ritardo di ben ventiquattro anni, è arrivato nelle sale italiane Kiki – Consegne a domicilio (Majo no takkyūbin), film di animazione del 1989 scritto e diretto da Hayao Miyazaki e prodotto dallo Studio Ghibli.
Tratta dall’omonimo romanzo per bambini di Eiko Kadono, la pellicola racconta la storia di Kiki, strega tredicenne che come vuole la tradizione lascia la sua casa e parte alla ricerca di una città per il suo apprendistato, così da dimostrarsi capace di rendersi indipendente. In compagnia del gatto Jiji la ragazza parte a cavallo della sua scopa e decide di stabilirsi nella città di Koriko, dove Kiki si scontrerà con la durezza della vita.
Crescere, che fatica
Quinto lungometraggio del maestro dell’animazione giapponese, anche in Kiki – Consegne a domicilio si ha una protagonista femminile, nell’età di passaggio tra l’infanzia e l’adolescenza. Caratteristica ricorrente nella filmografia di Miyazaki (ad eccezione di Lupin III – Il Castello di Cagliostro, Porco Rosso, Principessa Mononoke e Il ragazzo e l’airone), per la quale il suo cinema è stato definito onno no jidai, ovvero l’epoca delle donne.
Inoltre, come tutte le eroine miyazakiane, anche la giovane Kiki è contraddistinta da un carattere forte e combattivo, che metterà in mostra nei momenti opportuni per superare gli ostacoli che incontrerà nel suo percorso di formazione verso la maturità. Una prova iniziatica dura e faticosa vissuta senza la guida dei genitori, assenza che permette di esplorare il divario tra indipendenza economica e interiore, che la porterà al distacco dalla magia, quindi dall’infanzia, per poter così acquisire conoscenze e competenze tali da poter entrare nell’età adulta.
Magia, mistero e irrazionalità
Ambientato in una città ben delineata dai disegni ma senza tempo (l’architettura è settecentesca e vi sono costruzioni anni ’60, i televisori sono quelli in bianco e nero degli anni ’50, i veicoli sono anni ’40 e ’30 come il dirigibile), anche in Kiki – Consegne a domicilio, come in ogni film di Miyazaki, è forte la presenza della magia, che sempre porta con sé il mistero e l’irrazionalità.
Elementi che sono accettati come eventi naturali che fanno parte della vita di tutti i giorni, facendo si che nel mondo, come nell’infanzia, non ci sia distinzione tra realtà e magia. Tant’è che nessuno si stupisce nel vedere la protagonista volare e soprattutto non la pone in una posizione privilegiata, considerando il suo un talento innato alla pari ad esempio della pittura e risultando così solo un modo per fuggire dalla realtà quotidiana. Il regista quindi utilizza la magia sia come chiave di lettura della realtà, con la quale la protagonista si confronta sino a costruire una propria identità, sia come un invito allo spettatore a vedere il mondo con lo sguardo limpido e privo di pregiudizi dei bambini. Solo così si è capaci di andare oltre l’apparenza, varcando la linea di demarcazione tra realtà e fantasia, e di cogliere a pieno il significato del mondo.
Hayao Miyazaki firma un film che si rivolge agli spettatori di ogni età e capace, grazie alla sceneggiatura, all’emozionante colonna sonora, opera di Joe Hisaishi, e alla sua sapiente regia, di portarci nel vivo della vicenda e dell’animo della protagonista, con la quale finiscono per immedesimarsi.
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Tra sogno e realtà
Kiki – Consegne a domicilio è un invito, l’ennesimo, ai giovani (giapponesi e non) a recuperare la propria cultura e agli adulti affinché educhino e guidino le nuove generazioni; nonché a preservare il bambino che è in noi e la capacità di guardare la realtà con occhi fanciulleschi. A differenza degli altri lungometraggi della filmografia miyazakiana, Kiki – Consegne a domicilio risulterà un film molto semplicistico e forse noioso per i neofiti del suo cinema.
Ciò non è dovuto alla trama molto lineare e semplice, caratteristica che hanno tutti i suoi film, ma al fatto che questo è uno dei film del regista in cui la protagonista non ha un antagonista con cui confrontarsi. Questa mancanza di conflitto fa si che il film abbia un ritmo più lento e privo di quella suspense che mette in costante pericolo l’eroe di turno.
In Kiki – Consegne a domicilio il regista ci porta all’interno dell’animo della protagonista, mettendo in evidenza le sue molte paure ed insicurezze, le quali si manifesteranno nella sua perdita della magia. Il passaggio all’adolescenza comporta per Kiki, e quindi per chiunque, la perdita del bambino che è in noi, ma la vulnerabilità aiuta anche a capire meglio sé stessi.
A tal proposito fondamentale è l’amicizia con la pittrice Ursula, che può essere considerata la versione adulta della protagonista. Come la strega anche lei ha vissuto dei momenti di crisi nel momento in cui ha dovuto trovare il giusto equilibrio tra il suo sogno e la realtà con cui questo si sconta. E proprio grazie a questa amicizia Kiki inizierà a vedere il sentiero da intraprendere.
Nuova concezione di strega
Come ogni film che si rispetti anche in Kiki – Consegne a domicilio non poteva mancare uno dei temi più cari al regista: il volo. Se in tutti i suoi film il volo sempre stato visto come qualcosa di straordinario, simbolo di leggerezza capace di liberare l’uomo dalla forza di gravità e trasportare in luoghi bellissimi e di far evadere dalla realtà, in Kiki ha un significato diverso. Non qualcosa di straordinario ma di ordinario, una caratteristica comune a molti e che non provoca stupore nel prossimo.
Ma non solo il volo ad essere presentato sotto una nuova chiave di lettura, stesso discorso vale anche per la figura della strega. Non più simbolo di malvagità e peccato ma di emancipazione. Il regista restituisce alla strega il suo ruolo originario di guaritrice – non un caso che Kokori, madre di Kiki, venga presentata mentre prepara una medicina – e di conseguenza anche la scopa, il simbolo per eccellenza della strega, diviene un semplice mezzo di trasporto.
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Oltre i titoli di coda
Inoltre per coloro che non conosco a fondo il cinema di Miyazaki in Kiki – Consegne a domicilio si avrà la sensazione di un finale troppo brusco, quasi improvviso. Tuttavia nel cinema del cineasta giapponese la storia continua anche nei titoli di coda, mostrando la nuova vita del protagonista e sottolineando come lo stato eccezionale di partenza sia divenuto quotidianità, dando così una fine più naturale alla storia.
Kiki – Consegne a domicilio è stato un grande successo di pubblico al botteghino giapponese, incassando ben 18 milioni di dollari. Fu il primo successo commerciale dello Studio Ghibli. Grazie al film lo studio di animazione potè finalmente assumere a tempo pieno i collaboratori ed è stato il primo lungometraggio Ghibli ad essere distribuito dalla Disney, che apportò non poche adattamenti culturali in modo da renderlo più adatto al pubblico americano.
Un film imperdibile per tutti gli amanti dell’animazione giapponese e per i neofiti del genere.