The Flash: a spasso nel tempo
Dopo aver esordito nel 2017 in Justice League, il supereroe più veloce del mondo torna al cinema con un film stand alone che sconvolge l’intero mondo cinematografico targato DC. Con The Flash il supereroe, al secolo Barry Allen, torna a correre più veloce che mai in un’avventura che lo porterà nel passato e lo metterà difronte ai suoi errori.
La storia vede protagonista il giovane Barry deciso più che mai a tornare nel passato e salvare sua madre da morte certa e suo padre dal carcere. Una decisione sconsigliata dal suo amico e mentore Bruce Wayne/Batman, a cui ovviamente Flash non darà ascolto. Una decisione la cui conseguenza è la modifica radicale della linea temporale, una realtà senza meta umani e soprattutto senza Superman. Deciso a rimediare al suo errore e a tornare nella sua linea temporale, Barry chiederà aiuto a Batman, anche se uno differente da quello che conosce.
Flashpoint
La storia narrata in The Flash è liberamente ispirata alla serie a fumetti Flashpoint, in cui il supereroe si ritrova in una realtà alternativa. Così come accade nel fumetto, anche nel film diretto da Andy Muschietti Barry si ritrova in una realtà che non è la sua ma dove sua madre Nora vive. Questa è praticamente l’unica cosa in comune tra la storia a fumetti (che vede anche la Terra devastata dalla guerra tra atlantidei ed amazzoni) e il film, in cui Barry avrà a che fare con una versione senza poteri e piuttosto sciocca di se stesso.
Una storia quella raccontata in The Flash che ha nelle conseguenze della decisione di Barry di salvare sua madre la parte più interessante. Il film infatti ci mostra una realtà completamente diversa rispetto a quella che abbiamo imparato a conoscere con i film DC. Non c’è Superman, non ci sono meta umani, Victor Stone è un giocatore di football e Barry ha una vita normale. L’unica certezza è Batman. Per quanto non sia quello che conosciamo.
E proprio un disilluso uomo Pipistrello è tra le cose migliori, se non la migliore, di tutto il film. Vedere Michael Keaton nuovamente nei panni dell’eroe è si emozionante, senza sfociare nella facile nostalgia, ma anche una mossa vincente. L’attore riesce ad infondere ad il personaggio (e al film) carisma, ironia e mistero. Basta la sola presenza dell’attore per dare ad ogni scena in cui è presente spessore. Cosa che ancora manca ad Ezra Miller, per quanto ormai a suo agio nei panni dell’eroe velocista.
Discorso simile per quanto riguarda Supergirl. La kryptoniana prende il posto del più noto cugino Superman e lo fa senza farlo rimpiangere, anche grazie alla presenza scenica di Sasha Calle. L’attrice americana riesce ad infondere al personaggio la giusta rabbia e diffidenza. Il problema è che viene sfruttata poco, troppo poco. E se personaggi secondari sono la parte migliore di un film c’è qualcosa che non va.
Da spalla comica ad eroe
Il vero problema di The Flash è la comicità fin troppo spicciola che spesso sfocia nel trash. Il personaggio sin dal suo debutto nel 2017 è la vena comica del DCEU. Un giovane eroe, ancora acerbo che sembra usi i suoi poteri più per diletto che per fare veramente la differenza. Complice anche il fatto che anche i suoi compagni della Justice League lo ritengano l’ultima ruota del carro, Barry non si impegna più di tanto per smentirli.
Sarà solo quando sbatterà metaforicamente la testa contro il muro che inizierà a maturare e a capire le sue responsabilità come eroe e per farlo dovrà confrontarsi con un irritante sé stesso. Perché solo mettendosi nei panni altrui si capisce quanto possiamo essere irritanti. Se il Barry della nuova linea temporale ha quindi il pregio di far crescere emotivamente il Barry che conosciamo, dall’altra risulta fin troppo indisponente e stupido. Una comicità quella che pervade il film fin troppo bambinesca, che però non mancherà di suscitare risate (anche se non a tutti).
Proprio l’evoluzione di Barry Allen/Flash è uno dei pregi del film. Il giovane eroe finalmente capisce che avere dei superpoteri è una responsabilità ed usarli al meglio è un gravoso compito. Per il resto The Flash è un mix tra un cinecomic ed un cinepanettone, dove ciò che funziona di più sono i personaggi secondari. Un film che mette tanta carne al fuoco ma senza sfruttarla a dovere e incaponendosi su aspetti che potevano essere trattati in maniera meno approfondita.
Discorso a parte per la CGI, a dir poco posticcia. Ci si aspetta di più dagli effetti speciali di un film con supereroi, non certo scene che sarebbero state appena passabili una quindicina di anni fa. Anche la regia di Andy Muschietti non è così incisiva. Il regista si limita a seguire i personaggi e si affida completamente a loro.
In conclusione The Flash è un film che riesce ad intrattenere e divertire, nel più ampio senso del termine, anche grazie ad una comicità che sdrammatizza il tono serio(so) del film. Anche se con momenti fin troppo grotteschi. Come di consueto c’è una scena post credit.
The Flash al cinema con Warner Bros. dal 15 giugno.