500 giorni insieme: un’originale love story pop

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C’è un lui: Tom (Joseph Gordon-Levitt). E c’è una lei: Sole (Zooey Deschanel). Come nel più classico dei plot romantici, lui e lei vivono una storia d’amore. O meglio, è lui che la vive come tale. Tom infatti, il tipico bravo ragazzo, si strugge d’amore per Sole (Summer in originale), mentre lei non crede nei legami.

Nel 2009 ci voleva una produzione indipendente come quella di 500 giorni insieme per mostrare sullo schermo quello che Hollywood e le sue commedie sdolcinate non osano. Ovvero, ciò a cui la maggior parte delle storie d’amore sono destinate: il fallimento. Il punto di vista emotivo del film è quello di Tom (ne è indicativo già lo splendido titolo originale 500 Days of Summer), che idealizza la ragazza cercando di modificarne la mentalità. Ma, come può accadere nella vita vera, i legami tra i due si creano e si sciolgono. Sole e Tom incrociano le loro esistenze per 500 giorni, e noi li seguiamo nel loro prendersi e lasciarsi senza seguire una cronologia lineare delle giornate.

Tra salti temporali e citazioni

Joseph Gordon-Levitt e Zooey Deschanel in 500 giorni insieme

L’allora regista esordiente Marc Webb (The Amazing Spider-Man) vince dunque la partita. E lo fa supportato dalla coppia di sceneggiatori Scott Neustadter e Michael H. Weber, che prendono spunto da vicende personali per elaborare un intreccio ove regnano salti temporali da seguire e da cui lasciarsi emozionare come se si sfogliasse un diario visivo.

Il meccanismo rimanda a quello della memoria, che fluttua tra ricordi di felicità e tristezza senza ordine né linearità. E Webb traspone sullo schermo la sceneggiatura senza troppo tradire le sue origini, quelle del videoclip. Il mondo di 500 giorni insieme è infatti un mondo pop e colorato, tra citazioni artistiche di ogni genere e in cui soprattutto la musica svolge un ruolo chiave. Essa è protagonista insieme a Tom e Sole. È ciò che li avvicina e ciò che accompagna i loro tormenti ed estasi.

Con un montaggio incalzante e frammentato che mescola passato e presente, e citazioni di cinema classico per esprimere meglio e in modo ludico i diversi stati d’animo del giovane (dal musical hollywoodiano con tanto di uccellini animati alle odi alla malinconia del cinema francese), soffriamo per Tom e il suo amore rifiutato. Ma anche empaticamente ridiamo, per il ritrovare noi stessi nei suoi panni di ragazzo innamorato e sognatore.

Una commedia postmoderna

500 giorni insieme

La storia viene raccontata con libertà e fantasia visiva, eppure il sottofondo emotivo e i protagonisti sono assolutamente reali e i loro interpreti convincenti. Due giovani promesse, Joseph Gordon-Levitt (Snowden, The Walk) e Zooey Deschanel (Quell’idiota di nostro fratello, Rock the Kasbah), che si sono poi confermate certezze.

Soprattutto la Deschanel è bravissima nel rendere Sole non una femme fatale crudele ed egoista, ma una ragazza come tante. Seducente e intelligente ma emotivamente confusa. E Los Angeles (ancor prima di La La Land) diventa icona dell’amore grazie alla prospettiva originale dalla quale viene presentata. Non la città frastornante dove tutto è possibile e in cui tutto ha un prezzo. Bensì sede di una cultura architettonica da rivalutare. Un passato artistico in cui Tom si rifugia come a trovarvi un senso anche per quello personale.

500 giorni insieme è una sorta di commedia postmoderna, non una classica commedia romantica né un film drammatico. Ma la voce narrante ci aveva avvertiti sin dall’inizio: «questa non è una storia d’amore». È la storia di due esistenze che già dai titoli di testa ci vengono mostrate come diverse e parallele, ma che per la durata di un fuoco d’artificio riescono a intersecarsi. Non dimenticando, come la sequenza d’antologia in split-screen visivamente palesa, che desiderio e realtà non sempre vanno a braccetto.

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Giorgia Lo Iacono

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